...Io ti racconto di amici reclutati in pizzeria...



Francavilla Fontana, ridente località dove l'antropologia brindisina è radicata in tutte le sue sfaccettature di cittadina levantina, quasi barese, volta al commercio e, dunque, laboriosamente ed un tantino spocchiosamente superba (nel senso buono dell'orgoglio), spezzata in due dalla Via Appia, la Regina Viarum per eccellenza (mica una via qualsiasi di Bari zeppa di auto e/o di moto in rigorosa doppia e tripla fila davanti ai bar, alle tavole calde di mezzogiorno o ai dannati negozi della stramaledetta SNAI), "Stradùn" attraverso il quale tre quarti abbondanti di storia romana non del Prof. Clemente ma di Tito Livio, ha abusato delle sue basole, lasciando solchi profondi, con gladiatori, consoli e imperatori seduti e dondolati non dal vagone gucciniano ma da instabili bighe trainate da cavalli affannati, tutti frettolosamente intenti non ad incontrar Godot ma ad arrivare a Brundisium da dove, poi, si sarebbero imbarcati col primo traghetto a vela mosso, eventualmente, dalle braccia palestrate di tanti marinai odissei indefessi sottopagati due centesimi di sesterzi senza lo straccio di una pensione da ottenere a fine spola nonostante non ci fosse ancora, allora, la Fornero, e con un articolo lontanissimo dal 18, senza Camusse varie, che se ne infischiava di loro e degli abusi. Personaggi, quelli delle bighe, imbarcati per la Grecia in piena talassocrazia adriatico-ionica non diretti, tuttavia, verso spiagge di nudisti di Kerkira ma verso la terraferma per contrattualizzar merci e terre e, eventuali schiavi usati garantiti, oppure diretti più a sud, verso un altro Egitto alla ricerca di Cleopatre diversamente tolomeiche.