BARI - Il freddo dei giorni scorsi avrà abbassato la temperatura esterna ma ha decisamente aumentato quella del tifo, ormai, vicina ai 42 gradi e la storia calcistica barese insegna che basta davvero poco per lasciarsi vincere dalle illusioni e dalle tentazioni. Il "responsabile"? Antonio Conte da Lecce. I soliti irriducibili cominciano a sognare di tingere di bianco-rosso l'A14 senza aver fatto i conti, invero, con la caratura degli avversari colpiti ed affondati fin ora, decisamente medio-bassa.
Col Piacenza che non è uno squadrone, si è fatto tenere in scacco per più di un'ora, a Ravenna, a parte i gol da rapina, ha creato solo qualche grattacapo nonostante la modestia evidenziata dall'undici romagnolo, Ingrosso incluso, a Vicenza idem. Segno che l'ingranaggio difesa-centrocampo stenta a decollare, e non è un caso che almeno un gol ci scappi sempre, Gillet a parte.
Siamo dell'avviso che occorrano test più probanti per dare una precisa identità alla squadra perché chi mastica di calcio a Bari, sa che il timore è quello di sentire troppo presto, rispetto alla tradizionale alba, il galletto cantare, e forse la sfida sui nebulosi tre laghi formati dal Mincio, capita a fagiolo. A Bari un po' tutti dicono che Perinetti abbia lavorato bene: giusto. Peccato però che i soldatini che ha reperito qua e la ai saldi di carnevale - tutt'altro che ire di dio - con un Jadid rifilatoci tanto per svuotare l'infermeria bresciana, fra due mesi e mezzo torneranno a casa e questo non per cola sua ma per il tipo di gestione societaria.
Dopo avere sbattuto i pugni sulla scrivania di Matarrese e dopo aver indossato la felpa "Bari", le azioni di Conte, leccese doc, quanto ad idolatria, sembrano di un punto in vantaggio su quelle di Kamata. Andato via Materazzi, per alcuni il vero virus delle viscere dello spogliatoio, nonostante sia riuscito a salvare una squadra dalla retrocessione certa con un nuvolo di ragazzini e con l'alluce birichino di Carrus allergico al sole barese, il timone è stato consegnato al tecnico salentino.
Chissà cosa sarebbe stato del Bari, adesso, se il bell'Antonio avesse iniziato la preparazione sin da Mezzano facendo la sua lista della spesa sin da giugno scorso così da evitare il reclutamento della solita merce da mercato rionale perché, diciamocelo francamente, i tifosi sono stanchi di vedere miraggi in salsa argentina spacciati per registi alla Di Gennaro o alla Lopez, o difensori arcigni; miraggi che poi si squagliano all'ennesima prova d'appello e mandati far legna a centrocampo pur di non ammettere di aver preso un abbaglio.
Di gente disposta a far legna, bene o male, ce n'è un'infinità nei tornei di C. Matarrese, invece, dal salotto di una tv amica, vede nell'allenatore il possibile traino di un progetto a media scadenza: qualcuno storcerà il naso perché son parole sentite troppe volte invano.
Riteniamo che un futuro senza contrattualizzare i vari Marchese e Masiello, tanto per fare due nomi qualsiasi, rimane solo una maledetta parola. E' necessario che il vocabolario di Via Torrebella venga contaminato dal sostantivo "programmazione" cercando di non lasciarsi sfuggire soprattutto Conte anche perché prima di conquistare i Gonzaga, bisogna pensare a conquistare Bari e i tifosi offrendogli un prodotto divertente: non si sottovalutino quelli di "Compriamola" e le quasi 4500 adesioni raccolte finora.
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