Dalle rive del Mincio a...Matarrese ...passando da Baudelaire

Articolo per BariLive 4/3/2009


Non sappiamo quanto ci sia di casuale e quanto di programmato a tavolino, ma da queste colonne abbiamo sempre dato atto a Matarrese di aver cambiato, finalmente, pagina dopo dieci anni in cui la tifoseria barese è caduta nello sconforto più totale, ma abbiamo anche detto che molti eventi stanno “girando” a favore della squadra biancorossa. Ieri, in una Mantova baudelairiana addormentata da una calda luce dolcemente colorata, dove canne, gemme di fiori di loto e mimose in fiore già profumate fanno da contorno lungo il corso di un Mincio che da quelle parti, per uno scherzo della natura, si allarga formando tre laghi irreali, ne abbiamo avuto una conferma. Anzi due.

Il gol molto contestato da una tifoseria virgiliana inviperita contro Matarrese e un calcio di rigore evidente provocato da Esposito nei confronti di Corona non concesso da Morganti il quale avrebbe dovuto anche cacciarlo via. Eppure, durante l’intervallo nella tribuna stampa del Martelli, dopo aver rivisto cento volte nei monitor delle varie tv l’episodio del gol, tutta la stampa - locale e non - ha sancito che è stato il Bari a mostrare la superiorità tecnica tanto che la vittoria è apparsa a tutti legittima.
Quello che più ci ha lasciato stupiti, invece, è che dopo dieci anni si è risentito il coro di scherno contro la Matarrese’s dinasty, coro di cui, francamente, non ne sentivamo la mancanza. Eppure la città gonzaga, definita “la più romantica del mondo” dal narratore inglese Aldous Huxley, è notoriamente pacata e tranquilla ma - c’è poco da fare – calcio, passione e stati d’ira causati da errori arbitrali, non conoscono latitudini. Senza Gazzi, Donda e Barreto il Bari ha dato dimostrazione di poter competere e, dopo essere stato messo sotto dagli undici virgiliani apparsi più reattivi per gran parte del primo tempo, è uscita fuori risultando devastante sulle fasce grazie soprattutto a Rivas. Forse ai mantovani è mancata quell’umiltà che il loro presidente, proprio, non riesce a trasmettere, solo a vederlo in volto. Forse hanno dimenticato che, infondo, stavano incontrando la prima della classe, mica una qualsiasi e, come si dice, “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. Due note a margine: nonostante l’ottima prova fornita, non può passare inosservato che i cross provenienti dall’esterno vengono raccolti (e trasformati in oro colato) da Guberti: ma gli attaccanti dove sono? Fino a qualche tempo fa era il Bari a fare la partita nel primo tempo pur non riuscendo sempre ad ottimizzarlo, sciogliendosi come il burro nel secondo tempo, come accaduto ad Empoli e non solo. Adesso, invece, il Bari appare più cinico, ha imparato a gestire bene i prevedibili approcci iniziali delle squadre che giocano in casa riuscendo a soffrire il giusto per poi, nel secondo tempo, sferrare il colpo del ko dominando la partita. E i risultati si vedono. Certo, Andrea Masiello continua a soffrire parecchio a sinistra tanto che Caridi gli ha dato filo da torcere mentre Bianco e De Vezze (ieri così così, meglio nella ripresa) hanno fatto fare a Locatelli un po’ quello che voleva nonostante il terreno tutt’altro che bucolico del Martelli, ieri davvero in condizioni pietose, ma il Bari di visto da queste parti è davvero il primo della classe. Infine i tifosi, ieri decisamente tanti e rumorosi. A fine gara abbiamo sentito clacson strombazzanti quasi si fosse in Corso Vittorio Emanuele a festeggiare chissà quale evento ed invece si era a 1000 km…
Massimo Longo

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