"La foto non era una provocazione"

Articolo pubblicato su BariSera il 11/11/2008

BARI - Non immaginava di far scoppiare un putiferio "perché non segue il calcio". Francesca Speranza, la trentenne fotografa di Cisternino che espone nella mostra del Gap, allestita nella Sala Murat di Bari, è rimasta vittima del gesto di due pseudotifosi biancorossi, che hanno strappato la foto che mostrava la curva dei tifosi del Lecce.

Per alcuni quella della Speranza era una sorta di "provocazione". Per la stragrande maggioranza dei baresi, tifosi e non, la vergogna è tutta nel gesto dei due pseudotifosi.

Non se l'aspettava, vero...?
"Non pensavo, francamente, che potesse finire così. Qualche mio amico tuttavia mi aveva messo in guardia dicendomi che ero una pazza a fare una cosa del genere. Ma onestamente non pensavo che si potesse arrivare a tanto. Anche se, secondo me, un ruolo fondamentale l'ha giocata la location. Nella Sala Murat la foto si vedeva anche dall'esterno, magari illuminata di sera, e quindi era soggetta a giudizi frettolosi ed equivoci; fosse stata esposta in una location chiusa, tipo il castello, forse non avrebbe sollevato tanta polemica".

Artisticamente è sembrata una bella trasposizione fotografica della delusione, mentre sportivamente c'è chi la considerata una provocazione, chi un messaggio apotropaico "pro" Bari. Qual è la real_tà?
"Premetto subito una cosa: non l'ho scattata nell'ultimo derby Lecce-Bari. A me non interessa il calcio e le partite, non sono tifosa, non condivido la passione, mi dà fastidio, anzi, l'aspetto della tifoseria. Volevo solo dimostrare come si può entrare nel privato del singolo attraverso una foto".

Ma quelle facce, dopo un secondo, avrebbero cambiato aspetto... non ce n'e_ra una con un sorriso sulle labbra, la delusione era evidente.
"Non volevo dimostrare la delusione nel mondo del calcio. Questa foto l'ho scattata due anni fa, credo si tratti di un Lecce-Palermo, e l'ho conservata in un archivio che proporrò alle gallerie. Mi ha colpito molto perché, zoomandola, si può entrare nel dettaglio della gente, nell'individuo, uscire dal concetto di massa per arrivare a quello dell'individuo. Non volevo trasmettere la delusione o altri sentimenti nonostante in effetti. Ho fatto un'analisi legata ai fenomeni di aggregazione collettiva legati all'individuo.
Perché esporla a Bari e non a Sondrio?
"Non è casuale, poteva essere leggermente provocatoria, ma non casuale. Tanti individui in un contesto di massa, possono sfogare nella violenza invece che in mo_menti di felicità. Esporla altrove non avrebbe avuto senso. Nella relazione che ho inviato proponendo l'opera, ho parlato dei fenomeni di aggregazione collettiva ma, in ogni caso, non è stata del tutto casuale. Comunque, posto che ci fosse stata provocazione, non era sicuramente diretta agli ultrà del Bari".
Lei non si definisce tifosa: ma possibile che non sapesse che calcisticamente tra Bari e Lecce non è mai corso buon sangue?
"La nostra qualità era legata a quello, in generale il pubblico che vede la mostra può essere anche tifoso del Bari. Quando abbiamo montato la mostra, c'erano degli operai di Bari e all'inizio abbiamo co_minciato a sfotterci goliardicamente per questa cosa. Poi ci hanno aiutato, abbiamo bevuto una birra insieme. Era quello lo spirito, il gioco, la rivalità fine a se stessa, peraltro pure prevista ma assolutamente amichevole".
Ha pensato che non c'era neanche un elogio, sia pure passivo, alla tifoseria del Bari?
"A dire il vero no, non ho mai pensato questo. Dall'i_nizio non ho mai pensato che quella foto fosse destinata a Bari e ai tifosi, ho un lavoro sulla collettività e quindi mi interessava soprattutto quello. Quindi ho preso la foto dei tifosi a pretesto per "parlare" di collettività.
Esporrà ancora a Bari?
"Certamente sì".

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