Terracenere: "Il Liberty giocherà a viso aperto"

Articolo pubblicato su BariSera il 27/06/2007

BARI - La prima cosa che chiediamo ad Angelo Terracenere è cosa gli riferì Maradona in occasione di un Bari Napoli 1-1, dove il Pibe de Oro solo poche volte riuscì ad entrare in area barese e questi, avendogli promesso la sua maglia a fine partita, vedendolo entrare negli spogliatoi gli disse: "Ah, tu sei quello che mi ha marcato?". Con grande fierezza, ci confessa che questo è stato il miglior complimento che lui, 230 partite tra serie A e B nel Bari, ma oltre 500 nella sua carriera, pochi i gol fatti ma in compenso una marea tra palloni e campioni fermati a centrocampo, abbia mai ricevuto, calcisticamente parlando. Ha marcato anche Zola, Baggio, Mancini, ma si da il caso che ogni volta che ha marcato Maradona, il fuoriclasse non abbia mai segnato... Fu davvero una scelta inopportuna quella di non convocare né lui e né Giovanni Loseto che, in quel periodo, a parte Ciro Ferrara, non avevano eguali ma si sa... tante volte l'Italia pallonara si è sempre fermata a Roma.
I suoi ricordi sono immagini ancora nitide che aprono davvero uno squarcio di nostalgia nella mente quando ricorda con un struggente malinconia Catuzzi, magister vitae e di calcio, ma non di tattica per la quale lamenta la mancanza di un allenatore che gliela abbia mai insegnata, la Coppa Italia Primavera vinta con lui, l'esordio in serie A col Milan e, appunto, "marcare Maradona"; il suo ricordo meno bello, invece, è "l'essere andato via da Bari".
Gattuso è il suo must calcistico (avevate dubbi?) ed oggi pochi Terracenere crescono. Nel Liberty che lo vedrà allenatore, ha chiesto, ed ottenuto, Vicenti, un mediano dall'Altamura che ritiene molto simile a lui. Ma la più bella ed eloquente risposta che Terracenere ("sacchiano" doc anche se non lo dice apertamente) ci dà è quella che segue alla nostra domanda semmai si ispiri a qualche allenatore: "Mi ispiro a quelli che fanno giocare bene le squadre; meglio perdere e far divertire".

Non sappiamo quanti allenatori, alle prime esperienze, avrebbero resistito dal nominare Lippi o Capello. Evidentemente ha le idee già ben chiare e la sua umiltà, unica arma con la quale ha vinto tante battaglie, continua ad usarla quando afferma che sono i giocatori di qualità a fare la squadra e non l'allenatore.
Prima di accettare l'offerta di Flora, ne ha avute altre ma al richiamo della "sua" Bari e davanti al progetto del presidente in cui crede fermamente, non ha resistito anche se il suo cruccio sta nell'uso del "Della Vittoria", troppo grande e dispersivo per il Liberty anche se siamo convinti che ne verrà di gente così come siamo certi che Ninnì Flora, tempo per tempo, valuterà questa sua disamina.
Terracenere è entusiasta di questa avventura ed è convinto anche di far bene, anche se ammette che ci sono squadre, sulla carta, più forti ma, come molti insegnano, la palla è rotonda e i conti si fanno all'ultima giornata. Il Liberty aspira ad accedere ai play off e Terracenere ne è assolutamente convinto anche perché sta ottenendo, per grande parte, quei calciatori che aveva in mente. Quando si siederà al posto di Catuzzi sulla panchina del suo stadio, più di un brivido gli scivolerà sulla schiena.
Il 4-2-3-1 sarà il suo modus operandi che, all'occorrenza, varierà per un altro più congeniale. Nanè, un esterno di fascia che ha militato con lui nell'Altamura, era in cima ai suoi pensieri ma il Nardò glielo ha soffiato. E ci tiene anche alla Coppa Italia perché potrebbe essere, male che vada, l'anticamera per il passaggio di categoria. Insomma, le idee bellicose di un oplita umile di centrocampo come Terracenere sono sempre attive e crediamo che saranno in pochi coloro i quali non lo accompagneranno nel progetto preferendo altre avventure a quella del Liberty.

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