...Io ti racconto di amici reclutati in pizzeria...



Francavilla Fontana, ridente località dove l'antropologia brindisina è radicata in tutte le sue sfaccettature di cittadina levantina, quasi barese, volta al commercio e, dunque, laboriosamente ed un tantino spocchiosamente superba (nel senso buono dell'orgoglio), spezzata in due dalla Via Appia, la Regina Viarum per eccellenza (mica una via qualsiasi di Bari zeppa di auto e/o di moto in rigorosa doppia e tripla fila davanti ai bar, alle tavole calde di mezzogiorno o ai dannati negozi della stramaledetta SNAI), "Stradùn" attraverso il quale tre quarti abbondanti di storia romana non del Prof. Clemente ma di Tito Livio, ha abusato delle sue basole, lasciando solchi profondi, con gladiatori, consoli e imperatori seduti e dondolati non dal vagone gucciniano ma da instabili bighe trainate da cavalli affannati, tutti frettolosamente intenti non ad incontrar Godot ma ad arrivare a Brundisium da dove, poi, si sarebbero imbarcati col primo traghetto a vela mosso, eventualmente, dalle braccia palestrate di tanti marinai odissei indefessi sottopagati due centesimi di sesterzi senza lo straccio di una pensione da ottenere a fine spola nonostante non ci fosse ancora, allora, la Fornero, e con un articolo lontanissimo dal 18, senza Camusse varie, che se ne infischiava di loro e degli abusi. Personaggi, quelli delle bighe, imbarcati per la Grecia in piena talassocrazia adriatico-ionica non diretti, tuttavia, verso spiagge di nudisti di Kerkira ma verso la terraferma per contrattualizzar merci e terre e, eventuali schiavi usati garantiti, oppure diretti più a sud, verso un altro Egitto alla ricerca di Cleopatre diversamente tolomeiche. 
Amore, Potere, Verticalità: questi i temi discussi, ieri, nel Teatro Italia di Francavilla Fontana da Claudio Godot Lolli invitato da Antonio Fanelli, Presidente della Associazione Culturale MAMA DUNIA di recente fondazione che ha sposato coerentemente la linea politico-culturale più giusta per risvegliare gli animi leggermente sopiti della cittadina brindisina e che si prefigge di pianificare progetti validi e, stando a quanto mi ha detto l'amico Fanelli, anche abbastanza prestigiosi sfruttando anche l'arrivo dell'estate che, come noto, calamita tanta gente che si rifugia nei vari buen ritiri di Selva, Valle d'Itria e zone limitrofe.

Ieri l'Associazione MAMA DUNIA ha invitato Claudio Lolli che ha deliziato la platea con la sua musica struggente tanto malinconica quanto tremendamente attuale nelle sfaccettature, con qualche simpatico "disagio" mostrato da Claudio allorquando ha sentito la necessità di scusarsi col pubblico per aver scritto e composto a 16 anni "Quello che mi resta".
Canzoni successivamente scritte sul muro, tra analfabetizzazioni, strade liberate dai sogni, angosce metropolitane, zingari sempre meno felici in una Piazza maggiore recentemente alla ribalta per l'estremo saluto a Lucio Dalla, tutte generate in un contesto politico che Claudio mai avrebbe potuto prevedere: con una Lega cialtrona nella sua goffa visione celtica del paese, con un ventennio egemonizzato non dalla politica ma dalla comunicazione, una Rimini vagamente riconducibile a quella di Faber De Andrè, decisamente da evitare in estate per una più consona e tranquilla Bologna col seno sul piano padano ed il culo sui colli, Bologna la dotta, preferendo rimanere contro la volontà dei suoi genitori in casa, a cento km da Rimini (unico difetto di Bologna) a leggere un cofanetto di Marx appena comprato, con parole di intermittenze comunicative, di quelle del cuore e di tanta, immensa, inarrivabile poesia con la P maiuscola accompagnata dalle eccellenze musicali di Paolo Capodacqua le cui note hanno accompagnato la voce di Claudio con rumori rosa quasi la sua chitarra fosse un'arpa eolica.

Alla fine il momento, forse, più bello: "con amici reclutati in pizzeria" a trangugiar antipasti pugliesi, tranci di pizza e vino eccellente primitivo di Noci gentilmente offerto da Angelo Fasano, lolliano doc come me, come noi, tutti insieme agli ordini del Prof. Paolo Capodacqua, persona di una simpatia estrema che strimbellando una chitarra apparsa d'incanto come nella tradizione di ogni tavolata notturna con Claudio e Paolo, una chitarra nuova ma poco consona alle sue dita abituate, ormai, ad un'altra più tecnologicamente avanzata, essenziale ma efficace, smontabile quasi fosse una mini libreria comprata per l'occasione all'IKEA di Avezzano (trasporto escluso) ma assolutamente popolare (è che mi piace ricamarci su...), ci ha deliziato intorno alle due di notte saltando come lepri pazze da piazze musicali dei Genesis, della PFM, di Faber, anche di Guccini e della sua Ophelia e, ovviamente, di Lolli. Il tutto, però, dopo un irritante piano bar trovato lì per caso che partiva da una mai doma Ornella Vanoni, passava attraverso improbabili Matia Bazar con una voce femminile deturpata da una ingiustificabile stonatura, per poi terminare con un inevitabile, autoctono, padrone assoluto incontrastato della zona, Albano Carrisi con comprensibili mugugni da parte nostra.

Io ti racconto, dunque, di amici reclutati in pizzeria...

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