Bari Rimini

Articolo per BariLive 19/4/2009

I Malatesta, Jean Paule Sartre e Sant’Antonio Conte da Lecce

D’accordo è davvero un tritasassi, una macchina perfetta. Nulla è lasciato al caso, ma la partita di sabato e gli obbrobri delle squadre visti a novantesimo minuto ci hanno confermato che il trend del torneo - ormai è assodato dopo aver visto il prodotto delle partecipanti - è davvero bassissimo. Si mettano l’animo in pace i superbi, gli anestesisti della sfiga, gli strenui difensori della vis barese rispetto al target del torneo, i sostenitori della tesi secondo cui, così dicendo, si sminuirebbe il lavoro della macchina biancorossa: no, nessuna diminutio, ragazzi, il Bari è fortissimo, perfetto, che Re Sole Matarrese ci preservi Sant’Antonio Conte da Lecce (e con lui San Giorgio Perinetti), ma l’evidenza ci ricorda che, dopo il Bari e il Parma, v’è il nulla, un vuoto pneumatico. Senza dimenticare, tra l’altro - per i più distratti - che il Super Bari non è riuscito a vincere nemmeno una partita contro le prime cinque del torneo...


Anche questa è evidenza. E quando parliamo del nulla non risparmiamo nemmeno il Livorno, nonostante non sia stato sconfitto dal Bari, il cui allenatore, nel meschino tentativo di dare una giustificazione a tanta mediocrità labronica, va blaterando davanti alle telecamere che la sua squadra “cerca sempre la vittoria”: già, peccato per quei 20 pareggi fin qui conseguiti… bah! Sabato il Rimini è parso coram populo davvero poca roba, la squadra meno dotata tecnicamente, contrariamente a quello ammirato all’andata quantunque nelle fila avesse ancora l’insopportabile cecchino Vantaggiato, l’ottimo Ricchiuti (sabato a riposo in vista del doppio impegno Salernitana-Avellino, per i riminesi, più abbordabile e soprattutto decisivo) ed altri due squalificati.

Va bene che certe squadre vengono a Bari senza aver nulla da perdere ma, diamine, c’è sempre una dignità che va rispettata. D’accordo la forza barese, ma una squadra così rinunciataria, francamente, non ce l’aspettavamo. Ovvio e che il Bari abbia giocato in surplace in chiave Ancona-Bergamo, troppo forte la Signoria biancorossa per la Signoria dei Malatesta che dovrebbe eleggere a “Signore” il suo portiere Agliardi. Ed in effetti, in un torneo, a memoria d’uomo, mai stato così basso come quest’anno (altro che livellato o mediocre), si fa fatica a trovare un difetto a questo Bari griffato Dolce Conte & Gabbana Perinetti. Ecco, si fosse potuto sbirciare per davvero nella sfera di cristallo tanto descritta dalla letteratura fantastica, ci sarebbe piaciuto vedere cosa avrebbe combinato la corazzata Bari contro le “tradizionali” squadre da B, quelle che quest’anno sono mancate, per intenderci, e che, per prassi, fanno durare solo un anno, massimo due, il purgatorio della B.

Ci sbilanciamo, via: forse non saremmo stati primi con 66 punti, a 10 punti dalla terza, ma abbiamo ragionevoli certezze per poter pensare che avremmo tranquillamente gravitato da quelle parti, diciamo entro il quinto posto, perché, signori, questo Bari fa davvero divertire ed è un’ira di dio quando decide di dare spettacolo, non ce n’è per nessuno, Parma… et similaria a parte, appunto. E poi, fateci caso: gli riesce tutto, finanche cose, tempo fa, impossibili o insperate, tutto gira a suo favore. Addirittura accade che Donda, trovata la condizione ottimale dopo un anno e qualcosa di impercettibilità (a proposito: era ora), si permette di segnare (e che gol, signori! Ci siamo complimentati personalmente con lui negli spogliatoi), lui che ultimamente si è specializzato nell’ascoltare, finalmente, Conte, dispensando passaggi a go-go anche se sabato qualcuno lo ha sbagliato (ma ci sta: infondo mica è Platini o Di Gennaro). Del resto audaces fortuna iuvat. E ci sembra che il Bari, quest’anno, la fortuna se la sia conquistata a pieno titolo. Meriti, ovviamente, a parte. Capiamo i giovani tifosi venti-trentenni, quelli che dopo Maiellaro e Joao Paolo hanno masticato, il più delle volte, pane e sterco, quelli che non hanno nemmeno idea di dove sia Pagani, Licata, Genzano o Acireale, comprendiamo il loro entusiasmo e il conseguente spirito volto al festeggiamento, alla fuoriuscita della follia olandese erasmiana imprigionata da troppi anni ma noi siamo vaccinati alle varie feste paesane in Corso Vittorio Emanuele, alle trombe, al tradizionale bagno nella fontana della Banca d’Italia, alla sciarpa che, inevitabilmente, strozzerà il collo del sindaco Emiliano e, di conseguenza, ci piace guardare oltre la solita litania, scritta in rigoroso italiano, “per adesso andiamo in A poi si pensa”.

Perché, a proposito del nulla, vogliamo ricordare il nulla ontologico-fenomenologico di Jean Paule Sartre dell’essere per cui occorrerebbe, forse, distinguere il “fenomeno d’essere” dall’”essere fenomeno” in quanto tutto si impernia sull’essere che intanto si manifesta in quanto esiste un’intenzione soggettiva che è diverso dall’essere fenomeno, quantunque ne sia subordinato. Insomma, come dire: siamo fenomeni o siamo solo un fenomeno... momentaneo? Come facebook, per intenderci.
Massimo Longo

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