E' proprio un SuperBari tra J.P. Sartre....

Articolo per BariLive 22/04/2009

E' proprio un SuperBari tra J.P. Sartre....
....il "fenomeno d'essere" e l' "essere fenomeno"

Pioveva  martedì su Ancona. Buon segno. Stoccafisso, moscioli e vincisgrassi, tutto accompagnato da un eccellente rosso “Conero” hanno deliziato i nostri intestini, tradizionalmente senza fondo. Tutto lasciava intuire che, come da copione, sarebbe finita come tante altre volte in cui il Bari ha giocato sotto la pioggia, ovvero con la vittoria. E così è stato.

Ma quanti erano i tifosi del Bari! Tantissimi, 1000! E se si considera il giorno feriale, l’orario impossibile, è come se ne fossero giunti il triplo. Un record davvero per qualunque categoria che dovrebbe far riflettere i vertici della società sul tipo di riscontro che una tifoseria può dare in termini economici e di colore. Una A deve partire senza dubbio dalla testa, ovvero dall’allenatore. Speriamo almeno questa volta che, dopo 33 anni, Matarrese non sottovaluti questo aspetto. E’ un tritasassi, si sa, questo Bari che comincia a dettar legge sin dal primo minuto e che stritola sotto i colpi l’Ancona, apparso ieri davvero ben poca cosa. Come il Rimini.



Non c’è partita, ad un tratto i colleghi locali hanno pensato che l’arbitro avrebbe fatto meglio a chiudere la partita per manifesta inferiorità (o superiorità a seconda del soggetto): si, avete sentito bene. Ed è su questo che, visto che non ci sono difetti in questa terribile macchina da guerra, ci piace soffermarci. E’ questo il sogno, il vero sogno, e non quello che vuole il Bari in A. In A, prima o poi, ci si va ma che si comporti da “Attila” no. Mai, a memoria d’uomo, abbiamo assistito ad un Bari così forte, padrone assoluto del campo, nemmeno ai tempi di Catuzzi e Salvemini che pure hanno fatto benissimo visto che con Fascetti, pur andando in A, non ha mai brillato.
Mai visto un Bari primo e autoritario nello stesso tempo come quello griffato Dolce Conte e Gabbana Perinetti che riesce a trasformare impegni sulla carta proibitivi come allenamenti del giovedì contro lo Japigia di turno, no. Nulla è lasciato al caso, ma la partita di ieri, e quella col Rimini di sabato scorso, hanno altresì sentenziato un dato di fatto sul quale nessuno può contestare, voi superbi, anestesisti della sfiga, strenui difensori della vis barese rispetto al target del torneo e sostenitori della tesi secondo cui si sminuirebbe il lavoro della macchina biancorossa: no, nessuna diminutio, cari ragazzi. Il Bari è fortissimo, perfetto, che Re Sole Matarrese ci preservi Sant’Antonio Conte da Lecce e San Giorgio Perinetti anche per l’anno prossimo, ma il tempo ha sancito che, dopo il Bari e il Parma, v’è il nulla, il vuoto più pneumatico - Livorno incluso - quantunque Conte non sia riuscito a vincere nemmeno una partita contro le prime cinque del torneo...
Anche questa è evidenza e deve far riflettere in chiave A. Sabato il Rimini è parso coram populo davvero poca roba, la squadra meno dotata tecnicamente. Va bene che certe squadre affrontano il Bari senza aver nulla da perdere ma, diamine, c’è sempre una dignità che va rispettata. Il Rimini non è riuscito a fare nemmeno il solletico a Masiello & C., l’Ancona giocava in casa, con uno score niente male (10 vittorie interne), Conte temeva questa gara, eppure ha stravinto per 3-0. Insomma, un mix di pochezza travestita da casacche variopinte lontane anni luce dagli standard di B visti dagli attempati come noi: chissà cosa avrebbe combinato quel tritasassi biancorosso contro una triade come Atalanta Palermo e Bologna.
Forse avrebbe tranquillamente gravitato da quelle parti, diciamo entro il quinto posto, perché, signori, questo Bari è un’ira di dio, non ce n’è per nessuno, Parma… et similaria a parte, appunto. E poi, fateci caso: gli riesce di tutto, finanche cose tempo fa impossibili o insperate. Addirittura accade che Donda, trovata la condizione ottimale dopo un anno abbondante di problemi vari (a proposito: era ora), si permette di segnare (e che gol, signori! Ci siamo complimentati personalmente con lui negli spogliatoi), lui che ultimamente si è specializzato nell’ascoltare, finalmente, Conte, dispensando passaggi a go-go anche se tra sabato scorso e ieri nelle Marche, la sua razione l’ha ha puntualmente sbagliata (l’abbiamo goliardicamente contata ma non la scriviamo).
Ovviamente. Mica è Platini o Di Gennaro. Del resto audaces fortuna iuvat. E ci sembra che il Bari, quest’anno, la sua dose di fortuna se la sia conquistata a pieno titolo. Meriti e lavoro, ovviamente, a parte. Capiamo i giovani tifosi venti-trentenni, quelli che dopo Maiellaro e Joao Paolo hanno masticato, il più delle volte, pane e sterco, quelli che non hanno nemmeno idea di dove siano Pagani, Licata, Genzano o Acireale, comprendiamo il loro entusiasmo e il conseguente spirito volto alla matematica promozione, alla fuoriuscita della follia erasmiana imprigionata da troppi anni ma noi, pur aspettandoli, vogliamo andare “oltre” i vari festeggiamenti in Corso Vittorio Emanuele, alle trombe, al tradizionale bagno di gruppo nella fontana della Banca d’Italia, alla sciarpa che, inevitabilmente, strozzerà il collo del sindaco Emiliano e, di conseguenza, ci piace guardare “oltre” la solita litania, scritta in rigoroso italiano, secondo cui “per adesso andiamo in A, poi si pensa”.
Noi non vogliamo pensarla così, non foss’altro perché abbiamo provato a pensarla in questa maniera… coi noti risultati. Perché, a proposito del nulla, vogliamo ricordare il nulla ontologico-fenomenologico di Jean Paule Sartre dell’essere per cui occorrerebbe, forse, distinguere il “fenomeno d’essere” dall’”essere fenomeno” in quanto tutto si impernia sull’essere che intanto si manifesta in quanto esiste un’intenzione soggettiva, che è diverso dall’essere fenomeno, quantunque ne sia subordinato. Insomma, come dire: siamo fenomeni o siamo solo un fenomeno... momentaneo? Come facebook, per intenderci. 

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