Colajemma: "Ci vuole un altro Di Gennaro"

Articolo pubblicato su BariSera il 27/11/2008

Gianni Colajemma, attore e teatrante barese, tifosissimo del Bari, dice che "per andare direttamente in A occorre un giocatore per ruolo di cartello e di esperienza, un Di Gennaro, per intenderci".

Sembra un torneo alla portata del Bari.
"Ma non è solo quest'anno, anche i tornei scorsi erano alla portata se solo fossimo stati competitivi. I precedenti tornei erano abbastanza livellati, non andiamo dietro alle chiacchiere: grandi campioni, in B, non ce ne sono mai stati, tranne per l'anno della Juve dove, tuttavia, debitamente ed opportunamente rafforzati, avremmo potuto competere. E' che non si è voluto...".

Manca qualcosa per andare direttamente in A senza playoff?
"Un calciatore di carisma nazionale, un trentaquattrenne-trentacinquenne alla Di Gennaro, per intenderci. Di Gennaro e Conti (il portiere, ndr) erano quegli uomini di peso che il Bari seppe fare suoi all'epoca per fargli fare il salto di qualità e dare alla squadra quell'esperienza che mancava per fargli vincere il campionato - cosa che puntualmente accadde - un giocatore di "nome" anche per calamitare quei 5000 tifosi in più, a Bari è così, è inutile nasconderlo. Oggi... non vedo nessun "Di Gennaro" inteso non come ruolo - quantunque sia necessario - ma come personaggio".

Si subisce sempre troppo. Gillet a parte, cambierebbe qualcosa nei tre reparti?
"Io non cambierei nessuno, metterei 3 "Di Gennaro", uno per ogni reparto, che magari anche giocando un tempo solo, potrebbero dare quel peso in più per tagliare il traguardo al primo posto".

Giusto il 4-4-2 di Conte secondo lei?
"Fermo restando che Conte è un ottimo allenatore, avrei osato di più. Avrei anteposto lo spettacolo alla tattica. Un bel 4-3-3 e lo spettacolo sarebbe stato garantito. Il calcio è spettacolo e non fa niente se qualche volta avessimo perso, ci saremmo divertiti di più. In effetti, a guardare le partite, più che altro traspare solo entusiasmo e non il bel gioco che, ahimè, si vede a sprazzi".
I tifosi sembrano essere tornati. Perché a Bari si esulta una volta ogni dieci-quindici anni?
"Magari fosse ogni 10-15 anni. Si esulta ogni 30 anni! Troppo poco vincere a San Siro. Si poteva e si doveva esultare più spesso".
Il giocatore che l'ha impressionata di più e quello che, fino adesso, l'ha delusa.
"Sono deluso da Volpato, un ragazzo dalle enormi potenzialità. E' partito titolare, segno che Conte puntava molto su di lui, ma non ha risposto alle aspettative. Mi dispiace molto perché lo vedo davvero forte. Sono rimasto favorevolmente impressionato senz'altro da Ciccio Caputo. Quando si parlava di questo ragazzo, in tempi non sospetti, chi faceva finta di capire di calcio lo scartava già a priori etichettandolo come uno che "non vale niente". Poteva arrivare anche l'anno scorso ed invece è arrivato quest'anno".
Antonio Conte e Giorgio Perinetti, il braccio e la mente. Pensa che rimarranno a Bari?
"Temo di no, purtroppo. Le cose belle qui a Bari, chissà per quale mistero arcano, non rimangono mai. E non si sa mai perché. Succede sempre così. Quando siamo ad un passo dal successo, quando si costruisce qualcosa di buono, quando sembra nascere un campione, quando ci si accorge che siamo ad un passo dal paradiso, si torna indietro di nuovo miseramente. Forse mancanza di coraggio? Non saprei...".
Dieci secondi per dire qualcosa al nostro presidente Matarrese.
"Non voglio parlare di mancanza di amore per la squadra, probabilmente lui ce l'ha, ma come in tanti altri campi, siano essi calcistici, sportivi, giornalistici e politici della nostra realtà, molte volte è il contorno che non va bene, è l'entourage che non funziona, probabilmente. Direi a Matarrese di circondarsi di gente esperta del settore, di gente amante della città e che abbia un amore per il calcio e per i tifosi. Matarrese deve amare e rispettare i tifosi dicendo chiaramente le sue intenzioni".
Pronostico secco
"Il cuore direbbe primo, assolutamente, nemmeno playoff. Bisogna vedere le intenzioni quali sono. I pronostici non servono adesso, bisogna capire la testa che ha la società".

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