E in Piazza (a Pisa) i Miracoli potrebbero farli i "galletti"

Articolo per BariLive 22/3/2009

E mentre Lupo de Lupis Moggi, pur perdendo il pelo, non perde il vizio di banchettare segretamente (immaginiamo non allievi e polpi crudi ma culatello, un pezzetto di parmigiano e lambrusco ) niente popò di meno che col presidente del Parma quasi fosse in un contesto carbonaro illudendosi di essere al riparo da occhi indiscreti, il Bari di Sant’Antonio Conte da Lecce reagisce alla grande al furto perpetuato in terra maremmana, si lascia scivolare da squadra matura - anche psicologicamente - ogni diceria polemica e saluta tutti prendendo il largo insieme, ovviamente, agli inediti antagonisti emiliani, convincendo e allungando a 15 le giornate di imbattibilità, inebriandosi di un profumo che sa di serie A diretta concomitante il passo falso livornese.

Il calcio è strano e con esso anche il suo indotto. Tutto potevamo prevedere e giustificare anche il fatto che i tifosi baresi anteponessero braciole e orecchiette di Marì, quella simpatica signora di Via Roberto il Guiscardo, o di fare shopping in centro, piuttosto che andare ad assistere alle gesta della premiata ditta Markic & Pizzinat (e come non dar loro ragione…), ma che fossero pure metereopatici, nonostante il primato in classifica perdurante, ormai, da un mesetto, proprio ci mancava. Di rondinelle nemmeno la sagoma, solo nubi, freddo e pioggia: è bastato, infatti, un 21 marzo tutt’altro che primaverile al San Nicola per tener lontano gli allergici al freddo e i più inclini a malanni reumatici. Come dire: si ha presente la solita mamma ansioso-scrupolosa barese che, davanti ad una giornata fredda, piuttosto che imbacuccarlo, decide di non mandare il figliolo a scuola perché, appunto, “fa freddo, si raffredda e poi… è peccato”? Ecco, c’è niente da fare, sono proprio inguaribili …


Certo, un Bari che gioca così bene, autoritario e attento anche contro un coriaceo Cittadella tutt’altro che da ultime posizioni, lascia sognare i tifosi che si sono svegliati da dieci anni di incubi, agevolati anche da certi flash: qualche episodio indubbiamente favorevole (altri molto meno), i risultati che inevitabilmente piovono a grappoli, 2000 fissi in trasferta, entusiasmo tracimante come non mai e, in ultimo, quelle magliette con tanto di fascia rossa verticale sulla sinistra che, viste da lontano, rievocano scene d’epoca quasi ad intravedere Luciano Guadino nella sua celebre rovesciata di Monza al posto di Kutuzov o Giacomino Libera al posto di Guberti, non possono lasciare indifferenti e autorizzano a rispolverare vecchi fasti e, come Plutarco qualche millennio fa, metterli in parallelo col presente.

E dopo il no a Matarrese in casa Lega, eccoci inviare da Collina, finalmente, un arbitro equidistante e al di sopra di ogni sospetto anche se, confessiamo, quel rigore concesso “a rate” con il consueto ausilio dell’ormai indispensabile guardialinee, ha lasciato un retrogusto di amarognolo sebbene, dopo aver rivisto le immagini, in effetti, un ipotesi di fallo (forse sulla linea) c’era, così come c’era, e stavolta forse più netto, la successiva ginocchiata di un difensore veneto su Kutuzov. Insomma, prima dell’esecuzione del rigore, tra lo stupore generale, ci si elucubrava la mente in tribuna stampa, tutti assaliti dal tarlo del dubbio che, ancora una volta, una partita potesse essere decisa attraverso episodi dubbi che avrebbero solo alimentato la tradizionale cultura del sospetto. E francamente, questo tira e molla di torti subiti che sistematicamente vengono compensati nella giornata successiva con presunti favori comincia a darci fastidio. Un modo di gestire partite che non ci piace affatto. Rigori e gol validi vanno concessi senza “se” così come azioni viziate da falli e i fuorigioco, in attesa che ne venga abolita la regola stantia ed irritante, devono essere fischiati senza “ma”. Cosa dobbiamo attenderci, ora, un ennesimo torto sabato prossimo? E no, basta!

E adesso pista! “La capolista se ne va”, così ieri sera intonavano gli Ultras invitando a recarsi in massa a tentar di abbattere definitivamente (ma assolutamente metaforicamente) la Torre di Pisa cercando di staccare il biglietto per la A in Piazza dei Miracoli.

Massimo Longo

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