Pensando ad Einstein, Rizzoli e ad una Maremma vagamente maiala

Articolo per Barilive 18/3/2009

Pensando ad Einstein, Rizzoli e ad una Maremma vagamente maiala
Corsi e ricorsi storici del Bari (quando gioca in Toscana)
di Massimo Longo


Toscana, Pisa, 28 febbraio 1982, Agnolin decide di annullare per un presunto fuorigioco un gol nettissimo a Maurizio Iorio, gol che avrebbe potuto dare la serie A diretta al Bari e che, invece, nessuno ancor’oggi riesce a comprenderne la dinamica dell’annullamento dal momento che Iorio era almeno a 15 metri dietro la linea pisana.

Ieri, sempre in terra toscana ma sul versante maremmano - Grosseto per la precisione - tale Nicola Rizzoli da Bologna che di barese ha usurpato solo il nomen e che, invece, con Parma condivide turtlen a go-go lambrusco e culatello, decide di annullare un gol nettissimo a Kamata entrato, forse, troppo tardi. Corsi e ricorsi storici? Chissà, sta di fatto che mentre di quel gol, ormai, non v’è traccia e commenti se non nei fotogrammi della memoria storica che, forse, in troppi dimenticano, di quello di Kamata, invece, si.



Giorgio Perinetti, al termine del match, moderatamente incazzato ma sempre col suo aplomb ciociaro-fumodilondra, nel giudicare la scelta infelice di Rizzoli, ha scomodato persino Einstein e alcune sue celebri teorie secondo cui, tutto era comprensibile tra lui e il padre eterno tanto che la genesi di questa decisione impopolare, non riuscirà spiegarla nemmeno al dio del cielo, non riuscendo ad essere convincente.

E pensare che l’arbitro era lo stesso della famosa partita Inter Roma da dove rientrava dopo il periodo di castigo. Vabbè, transeat, crediamo che una squadra forte come quella del Bari debba farsi scivolare tanti sospetti e tante dicerie da popolino. Del resto dopo questo ennesimo furto, saranno contenti quelli di Parma che hanno “vinto” trofei per 20 anni alle spese di poveri risparmiatori e che adesso, come è logico che sia, trovano difficoltà nel riproporsi agli stessi livelli in un contesto di normalità economica.

Forse non sanno i parmigiani che quando noi altalenavamo tra la A e la B, loro giocavano contro gli eterni rivali di sempre, vale a dire il Fidenza, il Castel San Pietro o la Sarzanese… mentre noi sfidavamo già da tempo la Juve o, al limite, la mitica Spal di Titta Rota. Ma con i soldi sani di altrettanti sani presidenti che spesso ci hanno rimesso del loro senza sotterfugi “bond” dal sapore vagamente caseario. Questa è la verità.

Mantova, se non altro, è stata parigliata. Non vogliamo alimentare la cultura del sospetto, proprio noi che ci nutriamo da 10 anni, calcisticamente parlando, di pane e sterco (e spesso senza nemmeno il pane), ma siamo convinti tuttavia che un Bari lassù in vetta alla classifica renda inevitabile il richiamo a panegirici stucchevoli e noiosi ridondanti la famosa Matarrese’s Dynasty sulla cui buona fede non abbiamo mai dubitato, altrimenti non saremmo retrocessi in C per ben 3 volte, non avremmo militato in almeno 15 tornei modestissimi di B e non saremmo retrocessi dalla A alla B con ciclicità. Non vi pare?

Magari su Matarrese possiamo discutere di altro, della eccessiva, come dire, parsimonia… ma quanto all’onore e alla integerrimità nessuno si permetta di dubitare! Grosseto adagiata nella Maremma sulle prime propaggini dei Monti dell’Uccellina e dal sapor etrusco (Roselle ne era la città antica), una terra di cinghiali ottimi da mangiare sotto qualsiasi forma (le pappardelle vanno benissimo), al pari della celebre chianina ma anche i locali spaghetti allo scoglio, che insieme ad altri colleghi abbiamo personalmente gustato sebbene solo alle 2 di notte, magari pasteggiando il tutto con un eccellente Brunello che da questa parti è sempre il Number One.

Grosseto, dunque, terreno dicotomico, dolce per le aspettative culinario-calcistiche e amaro per la realtà, rilevatasi tale anche per Antonio Conte il quale, laggiù, nel ventre di uno “Zecchini” ancora miracolato da cotanta grazia arbitrale, ha pensato bene polemicamente di non farsi vedere. Ne avrebbe avuto per tutti, nessuno escluso. Peccato, però: crediamo di non essere eccessivamente critici col buon Antonio che da sempre stimiamo senza condizioni se ci permettiamo di pensare che, forse, Kamata andava messo subito, magari al 73’ quando gli ha preferito Bianco… e non alla fine.

Insomma, come dire, d’accordo il torto arbitrale che, a quanto pare, ne verrà ridiscusso nelle sedi opportune celesti da Rizzoli, col suo tutor Einstein, e il buon dio ma, via… chi è causa del suo mal, pianga se stesso o, se preferite, Maremma maiala!

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