E la capolista se ne va....

 Articolo per BariLive 26/04/2009

Dopo Bari e Parma solo il grande nulla....
E la capolista se ne va....
.....ma per la A il lunapark non basta di certo

E adesso occorre solo non prendere in giro nessuno perché questa è davvero l’ultima chance che ha il presidente per non tradire una tifoseria ritrovata, grondante di entusiasmo fino all’inverosimile, una tifoseria numericamente incredibile, bella, civile, colorata, ironica, altruista, ma soprattutto in progress, che garantisce un apporto incommensurabile tanto in casa quanto fuori, e che merita un cambio di tendenza.

Quest’anno, come da tradizione, la promozione non era in preventivo a detta dei vertici di via Torrebella i quali, tra un panino allo speck altoatesino, un pezzettino di strudel e una birra alla spina in quel di Vipiteno, vuoi per la solita sciocca scaramanzia medioevale punibile con il rogo immediato, vuoi per mera verità (non si sarebbero presi 8 giocatorini che, dopo essere stati rispediti ai relativi mittenti a gennaio, non hanno trovato spazio nemmeno in panchina nella C2), hanno sempre detto che il loro obiettivo era quello di far tornare il pubblico allo stadio e, possibilmente, divertirsi. Obiettivo riuscito. Ma, ahinoi, ben gli sta al caro presidente; così impara, il nostro amico Matarrese, a sottovalutare il duo delle meraviglie Conte & Perinetti, “rei” di essere andati oltre il luna park pattuito.


Eliminati i rami secchi debitamente sostituiti da Guberti e Kutuzov, son riusciti a mettere su una squadra che col tempo ha acquisito consapevolezza dei propri mezzi fino a diventare davvero imbattibili, una squadra perfetta forse appena sotto il Parma visto che è stata l’unica squadra a metterci sotto senza tanti complimenti. Ieri allo stadio di Bergamo, tra i tanti ospiti illustri presenti, c’era anche Roberto Boninsegna “Bonimba” che con Gigi Riva ha fatto sognare i vecchi rimbambiti come noi, il quale si è divertito tantissimo nel vedere il Bari rimanendo davvero estasiato da tanta forza come lo stesso tecnico Madonna ha sportivamente ammesso. E si badi bene: finalmente ieri si è riuscito a vincere contro una squadra competitiva che ha giocato a calcio (e pure bene), che è andata vicina al gol in più di un’occasione ma che nulla ha potuto contro la forza devastante dell’undici di Conte, Gillet incluso, ovviamente, che forse troppo spesso si dimentica di annoverare tra i migliori nello stilare pagelle.

Lo dicevamo convinti in tempi non sospetti, lo ribadiamo senza presunzione alcuna oggi, convinti al mille per mille di averci visto bene: dopo il Bari e il Parma, v’è il nulla paragonabile al celebre libro di Michael Ende, poi cinematografato negli anni 80, “The Never Ending Story”. Sembrerà strano ma, entusiasmo a parte, non lascia indifferenti il solito scetticismo del tifoso barese, quello che, come noi, “sa” come funzionano le cose biancorosse da 33 anni. Si percepisce quasi un senso di impotenza (il solito) dettato dal timore che molti di quelli che dovrebbero rimanere per gettare le basi in A, possano andar via. E come dar loro torto se Guberti ha praticamente firmato con la Roma, Conte che pur ricordando che “adesso ha solo il Bari nei suoi pensieri”, diplomaticamente comincia a salutare una piazza che non dimenticherà tanto facilmente, Barreto che, invece di curarsi il gemello malconcio di Bergamo, vuol giocare contro l’Empoli sia per partecipare alla festa sia, soprattutto, per vincere la classifica dei cannonieri così da mettersi in vetrina in A al miglior offerente, con buona pace dei suoi fans sparsi nei vari forum biancorossi ingenuamente illusi che il brasiliano possa, insieme a Guberti e compagnia bella, rimanere a Bari troppo facilmente.

E Perinetti? E’ ovvio che occorre rifondare la squadra una volta in A perché questa, in blocco, non andrebbe lontana ma adesso, per non polverizzare l’entusiasmo, per vendicare tanti anni orribili e per dare una continuità a questa cavalcata straordinaria, occorre invertire la rotta, occorre pensare come una grande proprio per ottenere, male che vada, il minimo garantito per un indotto simile a quello che offre Bari. Sappiamo che, forse, è utopia ma, considerati i soliti silenzi di Via Torrebella abituata ad esprimersi a gesti - e soprattutto - ad affari conclusi, se si vuole dare un segno tangibile alla tifoseria, occorre assolutamente trattenere Conte Barreto e Guberti perché è con loro che, insieme a Gazzi De Vezze e Masiello si dovrà costruire lo “squadrone” per la A.

Non avrebbe senso avere una città ormai con gli standard internazionali e vedere la propria squadra di calcio competere col Gallipoli di turno o essere umiliata in A. Basta! Occorre investire i quattrini che verranno erogati una volta in A e non, invece, stiparseli sotto il mattone come accadde dopo la vendita di Cassano, Protti, Zambrotta, ma soprattutto, dopo aver ottenuto i famosi cento miliardi di lire per il contratto pluriennale di Telepiù, anni or sono.

Questa tifoseria è prosa, poesia, ironia e civiltà e merita ben altro. Il loro entusiasmo è davvero indicativo. Occorrerà decodificare e mettere in atto l’entusiasmo tracimante mai visto fino adesso. Da nessuna parte si è sentito un inno della propria squadra, sebbene imposto dalla società, echeggiare nella fusoliera di un boeing sulla rotta Palese – Orio al Serio accompagnato dalla sciarpata biancorossa. Così come siamo convinti che nessuna hostess, quantunque sollecitata da qualche tifoso, si lasci “corrompere” concludendo la solita raccomandazione ad indossare salvagenti e maschere d’ossigeno con “… e salutiamo la capolista che se ne va.

E Matarrese dovrebbe anche decodificare il messaggio secondo cui l’altro ieri, 25 aprile, mentre Berlusconi dopo 15 anni di governo si ricordava di partecipare all’evento (ma perché prima non ci ha pensato?), su tutti i balconi italiani, storicamente dotati di spirito patriottico, sventolava il tricolore mentre su quelli baresi invece… il bicolore biancorosso. Forza Bari.

Massimo Longo

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