Settimana difficile quella appena trascorsa per i sempre più esigui tifosi, iniziata male con l'inopinata sconfitta di Avellino, dalla quale ci si aspettava di più, proseguita in modo strambo con la "non" festa del centenario, e conclusasi ancora peggio con la sconfitta interna con il Chievo.
Una partita che sarà ricordata non tanto per la prevedibile sconfitta quanto per il grave episodio che ha fatto il giro d'Italia lasciando il solito codazzo di opinioni ma soprattutto un dissenso unanime. Siamo sostanzialmente d'accordo con Conte quando dice che la squadra è stata fatta "con i piedi" (un po' meno per il modo di proclamarlo coram populo ma soprattutto poteva pensarci bene prima di accettare) e che, se non si pone subito rimedio, il rischio C è concreto.
Non siamo d'accordo, invece, su certe scelte tecnico-tattiche e sul suo credo offensivo in stile Juventus a cui si ispira. Conte arriva dall'esperienza di Arezzo dove non sono bastati Floro Flores, Abbruscato e Martinetti a salvarlo dalla C nonostante l'handicap. E questo deve far riflettere perché con la rosa a disposizione nel Bari, limiti strutturali difensivi inclusi, temiamo che il suo progetto tattico possa essere inefficace. Ad Avellino non abbiamo capito la necessità di vincere a tutti i costi piuttosto che portare via un punto. Stessa cosa dicasi sabato col Chievo sul 2-2. Questa non è la Juve e gli attuali soldati riteniamo siano inadeguati al suo tipo di gioco. Crediamo, invece, ai fini di una salvezza acquisita anche all'ultima giornata, che sia più percorribile la strada del fare di necessità virtù, considerate le sue indubbie qualità e preparazione, tentando di riprendere il cammino con gli uomini a disposizione e gli ultimi innesti, lasciando da parte moduli improponibili, almeno per quest'anno,
La "festa" del centenario, organizzata dal Bari e seguita da Telenorba, doveva evidentemente esaltare gli sponsor e fare "show" illudendo gli organizzatori che il sincero pianto di Tovalieri, che ha toccato tutti, e la reale commozione di Matarrese con la presenza di Re Igor potessero bastare a mettere la museruola ai mortificati tifosi baresi, davanti ai teleschermi, già incazzati per non aver preso parte alla festa. E che festa è se si antepongono gli sponsor a gente che ha fatto la storia del Bari? Che festa è senza quei personaggi che "dall'esterno" l'hanno resa celebre? Pensiamo a Michele Salomone, ai figli di Peppino Cusmai e del compianto Prof. De Palo, ai capi fondatori degli ultras. C'era Alberto Bergossi autore del celeberrimo eurogol al Lecce assurto come vero e proprio "Inno alla gioia" in chiave allegorica dai tifosi baresi e che mai, come in quel contesto, avrebbe, anche se solo parzialmente, vendicato i tifosi dall'umiliazione del derby: nemmeno una citazione, solo le immagini. Nemmeno Bolchi, Bivi, "Giuann" Loseto, Voros, Florio (invitato stranamente fuori tempo massimo), Salvemini e Fascetti sono stati citati: meglio consegnare targhe alle istituzioni; in fondo sono loro che hanno fatto la storia del Bari. Dulcis in fundo un particolare che fa riflettere: è davvero un pugno allo stomaco dover assistere impotenti alle panchine lunghe di squadre molto meno blasonate del Bari che si permettono il lusso di far sedere giocatori come Luciano e Valdes e che, quando entrano, ridicolizzano l'avversario di turno...
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