La tifoseria ingrata del Bari

Articolo per BariLive 17/5/2009

Al di là della retorica, vengono fuori i limiti "provinciali" del lato calcistico della città
La tifoseria ingrata del Bari
Tutti con Matarrese adesso e conto Conte. Basta poco Panem et circenses per accontentarli


Questa volta niente discoteca. E si è visto. Il Bari è tornato ad essere “flagellum dei” triturando le concorrenti mentre, arcimeritatamente, si appresta ad abbandonare - ci auguriamo per molto tempo - la serie B, mai così mediocre come quest’anno.

Adesso tutte le attenzioni sono rivolte al futuro, un futuro che si preannuncia caldo, intenso, forse scontato come tanti altri, forse no, con la novità della contaminazione politica. Dispiace solo che, con ogni probabilità, una squadra praticamente perfetta verrà smantellata sia perché in A, parliamoci chiaro, la simpatia di Kamata, di Donda e di qualche altro, con tutto il rispetto per costoro nonostante il loro apporto determinante, non bastano (ottimi come panchina, però), sia perché molti sono al capolinea a causa del loro contratto stagionale a cottimo, sia perché poco invogliati nel caso in cui non si dovesse respirare aria di competizione.

Cosa ci rimarrebbero a fare Barreto e Guberti, qui, se poi i rinforzi dovessero essere gli omologhi per la A, Siligardi, Maniero e Bonvissuto? Ci sembra naturale per il bomber brasiliano - che pure a Bari sta bene e che ha realizzato la metà dei gol su rigore - cerchi di meglio, e come lui anche Guberti. Così come Sant’Antonio Conte da Lecce.
Davvero ignobile, ieri, l’indifferenza mostratagli dai tifosi più accesi che, come la fai e la fai, vogliono avere sempre ragione. Tifoseria ingrata, dunque, e temiamo anche improvvisamente diventata prevenuta verso l’allenatore a causa, forse, di qualche diktat malvagio… elettorale che meschinamente destabilizza un ambiente che ha ritrovato il sorriso dopo 8 anni. Evidentemente sfugge un piccolo grande particolare per cui l’allenatore, lavorando sodo ed in silenzio, è riuscito a trasformare in oro colato una rosa apparsa sin da luglio squilibrata in esperienza con Siligardi, Bonvissuto, Sodinha, De Pascalis, Maniero, Volpato, Maric, Lanzoni, che, come ampiamente previsto nonostante il solito inguaribile ottimista da forum a prescindere, non hanno inciso più di tanto essendo stati rimpiazzati da quattro, pardon, due altri e mezzo, di peso che hanno risposto al nome di Guberti, Kutuzov e, appunto, mezzo Lanzafame.

Un allenatore che con quella rosa, composta comunque da altri abbastanza esperti e tanti punti interrogativi (Barreto incluso che, lo si ricorderà, è arrivato in ritiro in condizioni fisiche precarie e con lui anche altri), è riuscita a raggiungere le primissime posizioni a gennaio fino a sedersi sul trono della B fino alla fine. E i tifosi? Solo perché l’uomo che antepone San Nicola a Sant’Oronzo si è permesso di prendere tempo in attesa di vederci chiaro sull’asse programmazione barese-società prestigiose, questa volta non gli hanno degnato nemmeno un coro. Ovvio che la cosa sia stata reciproca. Non s’è visto da nessuna parte il contrario. Assurdo leggere che “nemmeno lui si è affacciato alla nord a fine gara”: naturale. Cosa doveva fare, venire a genuflettersi dopo che in settimana è stato screditato dai tifosi che lo avevano, fino a Piacenza, osannato? E soprattutto, dopo aver percepito freddezza al San Nicola di sabato? Metamorfosi ovidiane o… altro? Che strana la tifoseria barese. Pagano in 54 il biglietto col Cittadella - diventato, ormai, vero e proprio “mantra” del tifoso tanto che alla fine si scopre che ci ha assistito mezza Bari - tutti rigorosamente orgogliosi di esserci stati e poi rivendicano di essere loro i veri tifosi delegittimando, invece, chi per 50 anni ha assistito a campionati peggiori, vale a dire in C se non in quarta serie, e che all’ennesimo affronto targato Markic, Ingrosso, Candrina, Pizzinat, Sireno e tal Brambilla, ha deciso di prendersi una pausa di riflessione rimanendo, ovviamente, sempre tifosi del Bari. Esaltazione dell’imbecillità, dimostrazione di essere tifosi da C e non da A. Strani i tifosi che quando si è in pochi pretendono lo stadio pieno, e quando è pieno lo vogliono vuoto e composto solo dai veri tifosi e non da quelli occasionali. Sarà, ma continuiamo a credere che chi è diventato a pieno titolo da serie A son da ritenersi solo Gillet & C. e, con loro, Conte, Perinetti e il loro staff tecnico-societario, con Vincenzo Matarrese incluso in quanto anche lui ha il merito di averci creduto fino in fondo. Tutto il resto è mera campagna elettorale e idiozia. Oltre al fatto che non c'è cosa più triste sulla terra dell'uomo ingrato. Cicerone e il suo famoso “De Amicizia” insegna molto.

Non c’era l’Olimpico di Roma, all’epoca e, forse ispirato da qualche evento, scriveva saggiamente Wolfang Goethe dal secondo piano del suo studio in Piazza di Spagna, altezza Scalinata Trinità dei Monti, che l’ingratitudine è sempre una forma di debolezza non avendo mai visto, lui, uomini eccellenti dimostrarsi ingrati. Come dargli torto.

Andateglielo a dire a quei quattro appagati di pseudo-tifosi che, oltre a non aver letto mai un libro nella loro vita, si arrogano il diritto di capirne qualcosa di calcio. Loro, in eterna attesa del loro Godot… Poveri illusi, un po’ ci dispiace.
Massimo Longo

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