Aspettando Meggiorini-Godot non perdiamo l'ottimismo

 Articolo per BariLive 19/10/2009
Una Bari d'altri tempi espugna (un quartiere di) Verona
Aspettando Meggiorini-Godot non perdiamo l'ottimismo
La difesa è il reparto più convincente


Al 44’ del secondo tempo - lo confessiamo - abbiamo pensato ad una delle seguenti possibilità: che fossimo tornati indietro di 40 anni e che al posto di Gillet, Ranocchia, Pellissier e Iori ci fossero Pizzaballa, Jair, Pienti e Muccini, o che fossimo a teatro per vedere un’opera contaminata da Shakespeare, vista la location naturale (chissà se William era presente in tribuna: spunti per un sequel di Romeo e Giulietta ce n’erano) e Samuel Beckett, ovvero tra il dramma e l’assurdo.

Crediamo che l’ennesimo gol sbagliato da Godot Meggiorini e quel finale al cardiopalma siano stati tra i momenti, forse, più drammatici e i più assurdi della storia del Bari al punto che, più che dai piedi di Masiello e dal corpo di Gillet, il pallone è apparso spinto fuori dall’area dal cuore dei tifosi stanchi di dieci anni di mediocrità. Si, noi preferiamo pensare a questa fatalità.

Aria strana quella che si respirava al Bentegodi: non si percepiva tanto la sfida anche perché abbiamo faticato non poco per capire a quale “nomen” gentilizio, tra i Montecchi e Capuleti, appartenessero i clivensi e, di conseguenza, con quale delle due rive atesine dovessimo dialogare. Verona è una sola, molto bella, con un’Arena che nulla ha che invidiare al Colosseo, e tutta questa rivalità tra le due tifoserie, proprio, non l’abbiamo percepita.

Piuttosto Bari non dimentica una scelta razzista di 36 anni fa perpetuata dai veronesi allorquando, per timore di beccarsi il colera, decisero di non venire a giocare a Bari. Ma ormai è acqua passata. Finalmente possiamo anche sfatare quel tabù antipatico per cui Bari non riusciva a sconfiggere un quartiere: detto, fatto. Era ora. Anche la fatal Verona, quantunque clivense, è sconfitta.

Che fosse una partita tosta era noto, che fosse una partita diversa da quelle affrontate con gli zombi d’epoca del Milan e coi fuori-condizione dell’Inter (proviamo ad incontrarli adesso…) che, in quel preciso momento, apparivano kafkianamente avvolte in quel senso di smarrimento, quasi di angoscia di fronte all'esistenza, era altrettanto noto, oltre ad essere stata una vera fortuna. Eppure il Bari ha dato dimostrazione di sapersela giocare mettendo la museruola alle fonti di gioco veronesi, a Iori, ad un certo Luciano che non sarà più l’eurostar Eriberto “fasullo” di un tempo ma che è pur sempre un trenino niente male, e soprattutto ad un certo Pellissier, oltre che a Pinzi. E la difesa barese, sempre più convincente, complice anche un asse mediano inedito composto da Almiron (che non giocava da una vita), Donati e Allegretti. Un centrocampo che nel primo tempo ha sofferto un po’ la mancanza di Gazzi ma che, col tempo, cambiando passo, non ha lasciato scampo ai veronesi. Già ci vediamo i soliti denigratori di Allegretti: noi abbiamo intravisto in lui, forse, l’idea più intuitiva e geniale per Ventura. E già, perché rinvio sbagliato a parte (anche Franco Baresi, Bekembauer e Cruyff, qualche volta, sbagliavano), crediamo abbia bloccato Luciano oltre a dare una robusta mano a centrocampo ma temiamo che ai più, questo, sia passato inosservato a differenza del rinvio sbagliato.

A vederla è parsa una squadra davvero quadrata, esperta, insomma tutt’altro che neopromossa, una squadra che, in effetti, sa imporre il proprio gioco soprattutto in trasferta, ma non ci ha convinto del tutto. Vittoria meritata, intendiamoci, tuttavia crediamo che il Bari non abbia giocato benissimo come spesso accade quando si vince ma soprattutto non abbia giocato come in precedenti trasferte. D’accordo un Bari cinico e corsaro, vittoria di carattere, come si dice in questi casi, ma è anche una vittoria che compensa, sia pure in parte, i tanti punti persi fino adesso. Troppe palle perse sprecate a centrocampo, il solito sterile Alvarez e i soliti difetti che si porta avanti dall’inizio, insomma, non si può dipendere solo e sempre dalle gesta eroiche di Gillet, della coppia di centrali difensivi più bella del mondo (ancora, ahinoi, per poco) nonostante Bonucci sia apparso tutt’altro che impeccabile su Bogdani (ma ci sta, per carità) e dal momento favorevole di un super Salvatore Masiello, ormai una certezza: crediamo, senza peccare di presunzione, che sarà impossibile reggere così fino alla fine, sbagliando la consueta razione di gol, e qualcosa bisognerà fare pur senza dimenticare la nostra provenienza (serie B) e quanto di buono fatto vedere fino adesso, soprattutto per non vanificarlo. Abbiamo fiducia in Ventura, un allenatore esperto, equilibrato, serio ma temiamo che non basti. Non sempre un gol sbagliato di Meggiorini ci verrà perdonato e non sempre l’attesa è la miglior medicina.


Meggiorini, ormai, a furia di sbagliare gol, risulta finanche simpatico, quasi fa tenerezza ai tifosi i quali sono convinti che, prima o poi, si sbloccherà. Anche noi ne siamo convinti: speriamo solo che si decida di farlo subito e non alla fine del torneo anche perché se è vero che si sacrifica molto, che riesce ad alleggerire la difesa, è altrettanto vero che sbaglia troppi gol e, in un torneo difficile come quello di A, crediamo sia un vero problema. Quello sul finale era un gol da fare, crampi a parte, senza tanti se e ma. E meno male come c’è andata. E’ che ne abbiamo visti tanti venire da queste parti, avere i numeri e non segnare, e leggere qua e la che “ha solo bisogno di sbloccarsi”: in genere hanno tutti fallito. E cosa dire di Barreto. Avviso per i vari Estragone e Vladimiro di “Aspettando Godot” pullulanti qua e la su internet: lasciate perdere Beckett, troppo complicato per voi, seduti sotto l’albero a guardare le foglie cadere ingannando l’attesa dell’arrivo di “Godot” Barreto e/o Meggiorini. Meglio che dirottiate le vostre attenzioni sui culi e sulle tette del Bagaglino. Siamo al teatro del tragicomico, si continua dare speranza alle attese e non alle certezze. Eravamo convinti, così come altri esperti del settore, che Barreto faceva la differenza in una B mediocre, e temiamo ancora una volta di averci visto bene, come Antonio Conte (a proposito, complimenti!).

La A - lo ripetiamo per l’ennesima volta - è un’altra cosa. D’accordo la mancanza di preparazione e la certezza per cui, prima o poi, qualche gol lo farà (per la qual cosa, come sempre, saremo i primi a felicitarci, checché ne dicano i soliti noti), ma a questo punto abbiamo come l’impressione che sarà dura ripetere, anche il 50% della resa del torneo dello scorso anno, e se qui a Meggiorini serve un “Tempo” alla Ivano Fossati, se Barreto è fuori condizione ed esce dal campo sempre toccandosi la coscia, se Kutuzov segna un gol ogni tredici partite, chi la metterà dentro? Su Andrea Masiello insistiamo sul fatto che, sforzo e abnegazione a parte (su questo non si discute), appaia davvero fuori ruolo lì a destra: si fa superare quasi sempre, altre volte appare sicuro ma terribilmente lento, non ne parliamo, poi, se comincia a commettere falli in area: dobbiamo sperare sempre che l’arbitro non se ne accorga?
E adesso sotto con la Lazio. Siamo una neopromossa, tutto va bene, andiamo avanti con ottimismo, lo stesso che abbiamo sempre mostrato sin da Ridanna.
Massimo Longo

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