Bari, dalla parte del torto

Articolo per BariLive 4/10/2009

Partiamo con alcune constatazioni per nulla scontate: noi un salto alla partita lo abbiamo fatto. Ma, diamine, già giocare di sabato mette su una tristezza infinita snaturando l’elegia calcistica, se poi si gioca alle 18 siamo decisamente all’anticalcio. Non si ha l’idea di essere in serie A, l’atmosfera è surreale anche nell’attraversare la mitica passerella sospesa nel vuoto che collega l’ascensore alla tribuna stampa, vera e propria prova di maturità - nonché di sopravvivenza - per i giornalisti accreditati.

I 22 in campo, più che rincorrere il gol, ci davano l’idea di calciarsi la vita dietro ad un pallone, così come per i 17 mila spettatori che sembravano essere giunti in agro Bitritto quasi con sopportazione ed aria infastidita. Abbiamo visto persone che, al decimo minuto del secondo tempo, hanno abbandonato lo stadio forse per paura dei soliti ingorghi metropolitani del sabato sera impazzito barese o, chissà, forse per timore del solito acquazzone che avrebbe allagato il tunnel di Santa Fara ma, se permettete, questa è la sconfitta del gioco del pallone. Ti vien voglia di gridare nel vuoto ma si ha come l’impressione che l’urlo verrebbe disperso tra le case limitrofe, lontane, come nell’Angoscia Metropolitana di Claudio Lolli.

Con l’ennesimo terreno zuppo che, tutto sommato, sembra aver tenuto più o meno bene nonostante qualche problema di equilibrio di troppo, Bari e Catania, sfida già dipinta come “salvezza”, non sono andate oltre lo zero a zero fornendo tuttavia una prestazione più che dignitosa a dispetto del risultato finale. Atzori, decisamente meno bello di Giampy Ventura, ha messo bene in campo gli etnei saliti a Bari in emergenza a causa di tante defezioni, una squadra, quella catanese, che poteva essere una preda ideale per centrare la seconda vittoria ed invece, complice una partita assennata, un palo di Kutuzov, intento a pensare alla celebre focaccia del suo dirimpettaio panettiere, e il solito gruzzolo di occasioni gol mancate, non si è andati oltre un pareggio.
Fortuna che ad inizio del secondo tempo, a riflettori accesi, una luna piena ha fatto capolino nel cielo del San Nicola apparendo come d’incanto alle spalle della tribuna est, una luna bellissima, luminosa, tonda come una moneta da cento lire sbiadita, talmente perfetta che sembrava disegnata da Giotto e colorata da Cimabue, che spesso e volentieri si lasciava coprire e scoprire da un foulard di nuvole violacee erranti in un’immagine crepuscolare del tempo che si diverte a giocare davanti ai nostri occhi come il gatto col topo, quasi a voler ricordare che l’autunno arrivato puntuale dalle nostre parti, ne sfuma i colori e i contorni. Ad un tratto, invece che segnare l’occasione gol di Barreto stavamo per comporre una poesia con tanto di metrica giambica anche perchè le condizioni c’erano tutte ma poi ci siamo ricordati che probabilmente il dio pallone se la sarebbe presa non poco: sarà per un’altra volta.
Non c’erano Crialesi e Cantarutti nelle fila dei rossoazzurri, due delle tante bestie nere del Bari, ma i loro nipoti sicuramente non hanno sfigurato pur non essendosi mai resi pericolosi più di tanto a differenza dei galletti che, bene o male, quelle tre occasioni gol, nitide, le hanno avute. Tre occasioni gol che, con le sette di San Siro di domenica scorsa fanno dieci, e riuscire a produrre dieci occasioni nitide da gol in due partite in serie A se da un lato è un buon segno di vitalità che non può che lasciare spazio ad un moderato ottimismo, dall’altro è un segnale d’allarme perchè se non la si butta dentro, non solo non si va da nessuna parte ma si corre il rischio di essere risucchiati nelle zone mobili della classifica, quella pericolosa di sinistra, per intenderci, e questo, se permettete, non se lo merita la squadra di Ventura che, quanto a gioco, stupisce sempre di più. 40 punti vuol dire B, senza tanti panegirici.
Le certezze: con i due Masiello laterali ritrovati, la difesa rimane il reparto assolutamente più affidabile in quanto da l’impressione di non soffrire più di tanto qualsivoglia avversario, anche la più titolata nonostante Milan ed Inter siano state incontrate in un momento in cui le stesse erano non al top della condizione, ma più che altro lascia favorevolmente impressionati la padronanza e la sicurezza di quei due, lì dietro, Ranocchia e Bonucci, la nuova coppia di centrali difensivi che sta crescendo bene qui a Bari anche se abbiamo come il presentimento che, trattenerli l’anno prossimo, sarà impresa ardua salvo clamorosi eventi. Come da tradizione, insomma. Al centro Donati sembra garantire quel peso specifico di qualità e di esperienza che ci voleva in questa squadra. Da lui partono tutte le proposte offensive così come, insieme a Gazzi, garantisce quella copertura adeguata dal gioco avversario proveniente da vie centrali, anche da squadre come quella del Catania che adotta il celebre albero di natale. E non dimentichiamo che in panchina siedono De Vezze ed Almiron oltre che Allegretti. Gli esterni, ormai, sembrano volare con le proprie ali anche se non sempre si rendono efficaci. Insomma, tutto sembra ruotare per il verso giusto facendo sembrare quella del Bari una squadra da metà classifica in su quando, inevitabilmente, c’è da fare i conti con l’unica nota dolente: abbiamo come l’impressione, peraltro avallata in sala stampa da autorevoli colleghi, che l’idolo della curva, Barreto, e Kutuzov, nonostante l’impegno profuso soprattutto da quest’ultimo, difficilmente si ripeteranno come in B. Diventano prevedibili e soprattutto si mostrano sterili. Tranne che con la scioperante Atalanta, ci sembra che quei due abbiano sofferto con tutte le squadre “alla portata” fin qui incontrate. Naturalmente, speriamo di essere smentiti, ma Barreto in serie A rende molto meno che in B e i fatti ci stanno dando ragione. Il problema invece è che le alternative si chiamano Meggiorini, le cui qualità e i numeri non sono in discussione, ieri sempre più irritante (ci spiace dirlo ma è così), Greco col suo vintage epidermico zeppo di tatuaggi, e Sforzini. Insomma, come dire, dalla padella nella brace, visto che quei tre non danno garanzie per adesso, poi chissà.
Col l’odore dell’humus di terreno verde appena battuto che impregnava l’aria, abbiamo salutato la nostra amica luna che, prima di lasciarci, l’abbiamo vista far l’occhiolino al sole. Si, avete capito bene, proprio al sole, al sol levante rappresentato da quel Morimoto travestito da rossoazzurro e al suo codazzo di giornaliste giapponesi al seguito, alcune anche molto carine, che come tanti satelliti gravitavano attorno al loro idolo. Non c’era Tim Barton allo stadio e nemmeno Mora a tifare Bari anche se molti elementi ci inducono ad essere moderatamente convinti, a dispetto di qualche tv locale, che la trattativa sia in una fase di standby in quanto è solo “interrotta”, come scritto nel comunicato stampa, interpretato dalla massa come chiusa definitivamente con tanti pernacchi al duo italo-americano. E’ che molti tifosi e giornalisti - i soliti prevenuti, quelli che pur di mostrarsi proni al povero Matarrese, si accontentano di pane e acqua tutta la vita, salvo però, poi, imprecare la madonna per non cimentarsi mai in Europa - hanno serie lacune linguistiche in italiano. Consigliamo loro una versione aggiornata dello Zingarelli, forse, chissà… Noi, nel frattempo, anche se costantemente invisi da taluni personaggi a cui, evidentemente, diamo fastidio, continuiamo ad essere onesti, coerenti, a tifare Bari sia pur senza eccessi per una questione di deontologia professionale, non fregarci nulla del Milan e nemmeno della Juventus e ad essere dalla parte dei tifosi, quelli veri, quelli che abbiamo sempre “cantato” ed onorato nelle trasferte precedenti (senza che mai nessuno di loro ce ne abbia mai dato atto), e non quelli clientelari. Noi, come sempre rispettosi di tutto e di tutti (a differenza di altri), vagabondi in direzione ostinata e contraria - come per stasera al Petruzzelli - visto che tutti i posti saranno occupati, preferiremo sederci da quella parte che Bertold Brecht definiva “del torto”, li abbiamo i nostri accrediti. Si sta davvero comodi e la visuale, credeteci, è perfetta, quasi come a San Siro. Massimo Longo

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