Bari Calcio: è una magnifica Av..Ventura

Articolo per BariLive 20/9/2009

Frantumata l'Atalanta, ora ci aspettano i nuraghi
Peccato non aver avuto due Barreto in campo



Detto tra noi, assistendo al ritiro di Ridanna, eravamo forse gli unici a mostrare moderato ottimismo avendo avuto sentore che quel laboratorio ubicato tra i verdi monti altoatesini, targato Ventura, non avrebbe fatto rimpiangere quello del nostro amico Antonio Conte nonostante la latitanza dell’entusiasmo e dei media importanti baresi che, stranamente, invece lo scorso anno (lo ricordiamo, si era in B, peraltro con Maniero Siligardi e De Pascalis, mica con Alvarez, Carobbio e Kutuzov), abbondavano.

Tanti i tifosi l’anno scorso, pochissimi quest’anno a mangiar wrustel, birraforst e patatine fritte, lassù, a Vipiteno per giunta solo la domenica: non finiremo mai di capire certi atteggiamenti. E quest’aria, Ventura che di primavere ne conta ben 62 (mica 38), l’aveva percepita sia in sede di ritiro che dopo, chiedendoci personalmente come fosse stato possibile che appena un mese prima i tifosi risultassero centomila mentre in quel periodo nemmeno la centesima parte.
Abbiamo provato a spiegarglielo davanti ad un tavolino, una sera a Racines, come fossimo tra vecchi amici mentre tentavamo di spiegargli cosa fossero i panzerotti (e cosa si era perso in 62 anni, pesto genovese coi pinoli a parte), sorseggiando un bicchiere di vinello non eccezionale St. Magdalein e dispensando sorrisi quasi a voler fare le prove tecniche di bellezza, visto che da li a pochi giorni il suo proverbiale fascino sarebbe stato messo a dura prova con Mourinho e colleghi. Crediamo lo abbia capito al volo.

Lo avevamo anche scritto su queste colonne in agosto perché non ci era apparso inosservato quel suo modo gentile di fare, di porsi alla stampa, di gestire la squadra, di rimproverare affettuosamente i giocatori per poi abbracciarli e portarseli in un angulus quasi oraziano del terreno verde inespugnabile da quei due gatti di giornalisti che eravamo noi, per spiegar loro dove avrebbero dovuto migliorare ma soprattutto per ricordargli che quel rimprovero era a fin di bene. E nonostante infortuni, rosa striminzita e diffidenza, è riuscito a imprimere il suo pensiero di gioco che, conoscendolo, è anche fatto di cose semplici, di signorilità, di esperienza da vendere (lui che ne ha fatta di gavetta, forse troppa), di quell’ingrediente di simpatia e di allegria che non solo non guastano mai, ma che sono anche necessari per dare quella sicurezza volta ad affrontare senza timori un torneo difficile e selettivo come quello della A. E chi lo doveva dire che, dopo un mese esatto di campionato, ci saremmo trovati con una squadra imbattuta, uscita indenne (e con molti rimpianti) da San Siro e dalla Favorita, con una signora difesa composta - è appena il caso di ricordarlo - da due centrali che, probabilmente, non arrivano a 40 anni in due, con un squadra che in classifica è posta nella prestigiosa parte sinistra, che diverte e che mostra una invidiabile forma fisica di cui, forse, nessuno si è ancora accorto? Lo scorso anno, nonostante un Signor preparatore atletico, forse un po’ inviso dalla massa, si iniziò balbettando dal punto di vista fisico-atletico, molti gli infortunati, quasi uno a partita, Galasso, Donda, Esposito i più bersagliati, pur conseguendo buoni risultati a differenza di quest’anno dove, grazie al Prof. Innocenti da Prato e al suo staff, e grazie, forse, anche alla non perfetta condizione fisica delle squadre fin qui incontrate, la squadra ha mostrato una condizione fisica accettabile che non l’ha fatta trovare impreparata.

Speriamo, ovviamente, che duri fino alla fine. L’allenatore ha finalmente gettato nella mischia l’idolo della tifoseria, Vitor Barreto, e lui, il funambolo brasiliano, lo ha ripagato con un gol, un paio di assist da antologia e un’ottima prestazione, considerando che era la sua “prima” in biancorosso quest’anno, al punto che persino il rigore sbagliato gli è stato perdonato dalla tifoseria. Ma oggi si vedeva che voleva spaccare il mondo tanta era la rabbia accumulata dentro. Potenza di un idolo. E pensare che avevamo pronto il titolo se solo si fossero incontrati i due Barreto nel derby del cognome: quello dell’Atalanta non si è seduto nemmeno in panchina, pazienza sarà per il ritorno.

A rivedere Barreto in campo con quel suo taglio di capelli inconfondibile, abbiamo pensato al momento in cui, a Ridanna, si era fatto male nuovamente allo stesso punto in cui lo staff medico udinese, privo di pazienza, non è riuscito a curarlo, sbolognadocelo e a quando lo avremmo potuto rivedere in campo, temendo finanche il peggio. Son passati due mesi esatti da allora, tutti speravamo di rivederlo a San Siro e crediamo di poter affermare che il peggio è alle spalle perché questa squadra ha bisogno del miglior Barreto il cui prodotto, a quanto pare, funziona anche in A e non solo con le modeste maglie dello scorso anno di una B mai stata così mediocre. Vorrà dire che l’Udinese lo venderà a peso d’oro, Zio Tim permettendo, naturalmente.

Il terreno non era, poi, messo così maluccio rispetto al Bologna sicché l’allenatore genovese ha deciso di rischiare le due ali piuttosto che coprirsi le spalle anche perché Allegretti era indisponibile e ancora una volta ha avuto ragione lui. E già, perché quel Rivas - che, lo ricordiamo, questa estate era in procinto di cambiare maglia a causa del soprannumero in quel ruolo, ma soprattutto a causa del suo proverbiale egoismo - non solo ha segnato un eurogol ma ha anche convinto la platea barese tranne, però, Ventura il quale lo vede ancora come “un giocatore che deve capire tante cose”. Come sempre in questi casi non si capisce bene dove sia il confine tra i meriti del Bari e i demeriti orobici: forse solo il tempo e la classifica finale ce lo saprà dire. Certo, in altre epoche questa erano le classiche partite che il Bari, forse, avrebbe perso perché, come noto, la squadra barese è sempre stata generosa verso le squadre, come dire, moribonde e, tuttavia, tanto per non smentirsi, nel dubbio, il gol glielo hanno fatto fare visto che i bergamaschi, oltre ad essere all’asciutto come punti, erano a zero come gol fatti.

Ma questa, ormai, non è una novità. Non sono passate inosservate, infine, due cose: la prima, apprezzatissima, consistente nella mancata esultanza di Donati (ottima prestazione la sua insieme al “rosso” Gazzi, ormai nuova coppia centrale) in occasione del gol siglato in segno di rispetto verso la sua ex squadra; la seconda relativa a quello striscione inneggiante ad una celebre attuale Patrizia, autoctona, alla quale la Nord si è rivolta per risolvere, come dire, qualche problemino cittadino attuale che sta mettendo alla berlina la città di Bari senza che nessuno, ahinoi, la stia tutelando dall’insopportabile sarcasmo mediatico nazionale.

Già passiamo per concittadini di Cassano a causa delle sue (ex) birichinate, adesso ci mancava pure quest’altra gogna. E no, diamine! Ennesima occasione, infine, per dimostrare come ci si comporta durante un minuto di raccoglimento da parte degli spettatori del San Nicola i quali, come sempre, attendono il fischio iniziale dell’arbitro per applaudire gli sfortunati caduti di Kabul e non, invece, quello finale. Ma quando cresceranno… E adesso sotto i nuraghi mercoledì sera, sconfitti immeritatamente dai nerazzurri di Mourinho. Allegri è avvisato.
Massimo Longo

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