Dimenticare Palermo.....

Articolo per BariLive 13/9/2009

Non si scherza con le grandi
Dimenticare Palermo.....
Tremila e passa anni di storia in un catino di fango che una volta si chiamava Favorita


E’ che arrivare in Sicilia non è la stessa che raggiungere la Ciociaria e nemmeno Cittadella. Giungere da queste parti è decisamente inconfondibile.  Un lungo viaggio tra leggenda e un ritorno nella realtà calcistica più competente alla squadra barese, che ci da una sensazione di calcare luoghi mistici, quasi magici, dove il tempo sembra si sia fermato in attesa di ritrovare il vecchio spirito pugnace biancorosso, perso miserabilmente dopo i gol di Cassano e di Ennynnaya a Pagliuca e che tenta di riappropriarsi della sete di competizione perduta nei meandri di scelte societarie scellerate, tra un Lipatin e un Markic scelti con troppa superficialità, che mancava da troppo tempo.

E’ una questione di percezione, di attimi e sguardi, di momenti andati e improvvisamente ritrovati; sono diapositive proiettate dalla mente verso l’infinito che partono da Punta Raisi, con quella pista da infarto che fa anche pendant col mare che solo a vederla dal finestrino viene un attacco di panico maggiore che in occasione di un vuoto d’aria, attraversano quel lembo autostradale di Capaci dove l’eco di un ridondante mafioso boato fa percepire ancora un acre odore di morte e, profanamente, transitano dall’ambigua Isole delle Femmine.


Le diapositive dei ricordi, prima di arrivare nei paraggi di Palazzo dei Normanni, si spostano con un fermo immagine ad Alcamo dove, invece, la polvere rossa di uno pseudo-terreno da calcio ormai in disuso, ha tracciato segni netti e perenni di una delle più umilianti sconfitte della storia centenaria del Bari, dove abbiamo ancora in mente una suora dell’attiguo convento che soleva aggirare la bandierina del calcio d’angolo con tre giri netti, quasi ad esorcizzare la partita, senza dimenticare la rupe di Erice dove il professor Zichichi, con la sua famosa chioma bianca, ha avuto vita dura nel competere col celebre “Chimico” di Edgard Lee Master nella sua celebre Antologia di Spoon River tradotto dalla Pivano e rivisitato musicalmente da De Andrè, scrivendo pagine importanti della scienza.

Si arriva a Palermo e ci si rende conto di essere in un mix di storia, cultura, odori di cespugli incolti crespati ma profumatissimi, colori, case bianche dal disegno arabo ubicate qua e la sui pendii dei monti abbrustoliti dal sole mentre si sentono echeggiare parole normanne con influenze puniche. E a proposito di Fenici, Punici ed Elimi, quando il Bari gioca da queste latitudini, oltre ad impregnarsi di aria cartaginese, lo scirocco che notoriamente spira forte e appiccicoso, rievoca epiche battaglie – nel vero senso della parola – che hanno visto uscire a testa alta i galletti: come si può dimenticare la polizia a cavallo sul terreno di gioco mentre all’86’, una delle tante bestie nere del Bari - De Stefanis (autore quella domenica di una tripletta e di un’autorete pro-Bari) - siglava il 3-3 dopo che il coach salentino Mimmo Renna, annusata la probabile sconfitta, decise di mettere in atto tutta la sua proverbiale anti-baresità, aizzando il civile popolo rosanero contro i giocatori baresi? E come dimenticare, poi, l’ultima uscita a Palermo in serie A quando il Bari, agli ordini di un certo Oronzo Pugliese da Turi, uscì imbattuto ai tempi di Pienti Spimi “Bibi”Spalazzi Diomedi Tentorio Colautti Fara e Zuczkowski? Sembrava dovesse venir giù l’apocalisse al Barbera (noi, però, inguaribili romantici, preferiamo chiamarlo ancora la “Favorita”) quando un acquazzone ha messo persino in dubbio l’inizio della partita. E’ che qui non piove mai… forse l’oracolo della vicina Segesta voleva inviare un messaggio profetico a Zamparini, sempre più spocchioso. Ed è in questo contesto che lo sfigatissimo e plurincerottato, nonché stoico, Giampiero Ventura, all’ombra del Monte Pellegrino, ha cercato la prima vittoria stagionale che, per questione di attimi, gli è sfuggita. Peccato.

Se solo Salvatore “Masaniello” avesse gettato via quel pallone su Budel, forse, a quest’ora avremmo avuto 5 punti in classifica. Certo, la partita avrebbero dovuto chiuderla prima ma non dimentichiamo che la Bari è sempre una neo promossa, è imbattuta, non produrrà il gioco di Conte ma diverte, soffre senza spasimi e da l’idea che ci siano ampi margini di miglioramento. Partita perfetta, Ventura ha insistito con Allegrini sulla sinistra andando controcorrente (e a noi piacciono molto quelli che vanno controcorrente) e, gol a parte, ha risposto alla grande contenendo Cavani e prendendo palloni dalle retrovie per smistarli a Kutuzov e Meggiorini. Non avrà lo stesso peso specifico di Guberti ma il triestino si sacrifica pure per la squadra. Donati è sembrato già calato nello spirito bellico davanti alla difesa, Ranocchia e Bonucci, insieme ad Andrea Masiello, sono apparsi davvero insuperabili, Salvatore Masiello convincente, poi quel Gazzi che oggi ha dato dimostrazione di essere davvero l’unico titolare inamovibile, Meggiorini in ombra anche se si è sacrificato moltissimo in difesa e Kutuzov che, con quel terreno infame, ha fatto quel che poteva. Gillet, poi, come sempre decisivo.

Il Palermo infondo meritava di non perdere, pertanto vediamo il bicchiere mezzo pieno in questi casi e soprattutto non facciamo drammi. Qualche ora prima di questo derby col Palermo - eterna “madame Bovary” del calcio che conta - che, oltre ad essere del sud, lo è anche di Federico II che anche da queste parti, oltre a qualche carcassa di falcone, ha lasciato il segno, non sono passate inosservate alcune pietanze locali che ci hanno fatto rientrare a Bari satolli: da un piatto di pasta con le sarde, una caponata e un ottimo pane con la milza a due arancini mai stati così sazievoli, da un cannolo siciliano ad una cassata mai state così buone. Un appunto finale: uno striscione apparso sulla curva ultrà palermitana consigliava i baresi - che, è appena il caso di ricordarlo, non erano presenti allo stadio per le note scelte ministeriali – di clonare Miccoli.

Ci spiace per i simpatici palermitani, gente d’onore e di sangue fenicio, ma i relativi ultrà rosanero non sono stati affatto sportivi e carini nei confronti dei tifosi baresi. E già, perché è facile provocare chi è assente… Non sempre siamo in sintonia col modo di pensare degli ultrà baresi ma, conoscendoli, nonostante qualche recente peccato veniale, abbiamo la certezza che i “nostri” indomiti sostenitori della curva nord, in mancanza del contraddittorio, non si sarebbero mai permessi di compiere gesta analoghe verso qualsiasi tifoseria. E’ una questione di antropologia culturale, c’è niente da fare. Per dirla alla Guccini, “questa domenica in settembre non sarebbe pesata così, l'estate finiva più "nature" vent' anni fa o giù di lì...”
Massimo Longo

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