Bari-Livorno, qui si vola!

Editoriale per BariLive 8/11/2009


L'autunno, si sa, sfuma i contorni quasi a voler divorare in un sol boccone tante giornate che appaiono lente come le lumache estive che, invece, fuoriescono dopo un acquazzone strisciando per terra e lasciando le loro scie, metafora di un recente passato. Così al San Nicola, ieri, allorquando è spuntato, damblè nel secondo tempo, uno strano ma assolutamente fantastico arcobaleno - tutt’altro che estivo - a riflettori accesi, con una pioggia che non cadeva, in perfetta sintonia con la stagione autunnale, quasi a volerci presagire che quella di ieri sarebbe stata una partita pro Bari. In effetti, se aspettavamo le profezie del cielo terso, della luna che latitava… o del sole, probabilmente sarebbe andata diversamente. Un cielo plumbeo ed uggioso come non mai, invece, è stato propedeutico ai fantastici undici di Ventura per la seconda vittoria consecutiva casalinga, ottenuta stavolta contro il simpatico Livorno di Serse Cosmi la cui voce, ormai, è diventata sempre più roca ma la cui obiettività è rimasta inalterata.
Pochi appunti da prendere sul nostro solito book rosso, unico depositario di evangeliche situazioni di difficile spiegazione e, nel contempo, di indicibili emozioni che ci accompagna in ogni dove e che, forse, un giorno – chissà – andrà a finire su qualche bancarella di un mercato delle pulci di chissà quale città.

Lassù, al nostro posto, su quei banchi tristi da lavoro che quasi fanno l’occhiolino all’autunno, dopo aver superato brillantemente quel dannato passaggio quasi a Nord Ovest di un Ponte su un Fiume Kway che non scorre affatto sotto il San Nicola, vero e proprio banco di prova per i deboli di vertigini (e non solo di vertigini), passato il quale crediamo che il più sia fatto, e da dove, per forza di cose, sono obbligati a transitare tutti giornalisti preposti per accedere in tribuna stampa, soltanto fogli inutili, qualche rivista occasionale e i soliti appunti noiosi: solita solfa, insomma, meglio concentrarsi sul presunto riscatto di Barreto, oggi per fortuna sfasciato e senza cerotti, magari con un vino novello o un passito di Pantelleria (ma anche un moscato di Trani sarebbe andato benone) e qualche ideale castagna bollente che potesse deliziare il nostro palato e quello del collega col quale condividiamo emozioni, gioie e (fortunatamente poche) delusioni di questa stagione, palato rimasto fisiologicamente amarognolo, nonostante l’ottima e abbondante abbuffata di pesto (vero) e focaccia bianca, dopo il finale convulso di Genova.
Al 6’ del primo tempo la svolta della gara grazie ad una punizione calciata alla perfezione da Riccardo Allegretti che, per l’occasione, ricordandosi dei suoi recenti passati nella città di Umberto Saba e di Joyce, nella città che un tempo era l’unico sbocco al mare dell’Impero, ha trasformato un calcio di punizione in un gol, alla fine determinante per la vittoria. E pensare che con la rete gonfiata dal giallo pallone troppo presto abbiamo avuto qualche presagio infelice pensando a ciò che è accaduto a Palermo: forse il succitato arcobaleno ci avrà messo del suo, ne siamo certi.
Gol a parte, abbiamo assistito ad una prestazione eccellente per l’ex triestino che ha corso parecchio risultando sempre preciso nell’allargamento costringendo a render minime le sortite di Raimondi oltre a fare da equilibrio tra difesa e attacco. In sala stampa Allegretti ha dedicato il gol alla sua compagna Lorena e alla sua deliziosa bimba, Elena, presenti a due metri da noi.
 
Alla vigilia della gara c’era da capire se il Livorno si sarebbe presentato a Bari per giocare o per chiudersi: crediamo che il gol di Allegretti abbia costretto a far giocare il Livorno, ovvero facendo un po’ quello che il Bari voleva, dal momento che, come si sa, ha sempre sfoderato ottime prestazioni lasciando fare la partita agli altri, andando anche sempre a punti.
Evitiamo di parlare dell’attacco, sempre più spuntato e sempre lontano dal range che aiuterebbe di molto la squadra a chiudere in fretta la pratica salvezza, ma non possiamo rimanere impassibili davanti al nulla: Barreto, occasione gol sbagliata all’inizio, ha ancora una volta deluso. Meggiorini coi suoi mezzi tecnici non indifferenti, si è sbloccato contro la Lazio; ora aspettiamo la continuità e non un altro Godot di cui siamo francamente stufi. Un portiere para, un difensore difende, un centrocampista fa legna o regala assist, un attaccante, diamine, oltre a sacrificarsi, deve anche segnare qualche volta, ci pare, no? Ma qui a segnare sono sempre e solo gli altri. Mica potranno segnare in eterno i difensori o i centrocampisti.
Ottimo il disimpegno in difesa con quei quattro lì - ormai garanzia assoluta - i quali sfoderando una eccellente prestazione avendo annullato Lucarelli e Tavano, hanno mostrato anche una padronanza non indifferente e la consapevolezza che, la dietro, c’è affidabilità e che sarà dura per tutti perforare una difesa che (dicitur…), appare come la meno battuta in tutta Europa. Che bello.
Bari attento, ottime le ripartenze, buone le trame a centrocampo nonostante qualche passaggio sbagliato di troppo tra Gazzi e Donati, ottimo il filtro prima di arrivare dalle parti di Bonucci e Ranocchia, ormai, ahinoi, ancora per sei mesi biancorossi, eccellente l’ordine tattico dettato da Almiron che, forse, ha giocato la sua miglior partita nel Bari, bomba sparata sulla traversa a parte che ancora tremando sta. E meno male che era in imperfette condizioni…
Il Livorno, che segna col contagocce, qualche buona occasione - più che altro sporadica e velleitaria con tiri fuori lo specchio e dalla distanza - l’ha avuta pure, non dai piedi delle due punte però, ma da quelli degli ottimi Pulzetti e Candreva. Gillet è rimasto inoperoso finalmente.
Ci spiace per Alvarez che, puntualmente, continua a mangiarsi il suo facile golletto domenicale, anche stavolta solo davanti al portiere, tuttavia applaudiamo alla sua prestazione che è stata sicuramente migliore di tante altre dove, gol sbagliati a parte, è apparso irritante. Chissà che una giornata di riposo, forse, possa fargli bene visto che insieme a Gillet è l’unico a tirare la carretta dalla prima giornata e, si sa, anche sedersi in panchina, spesso, aiuta. Ci spiace anche per Salvatore Masiello e Gazzi, infortunatisi, i quali forse rimarranno fermi per un bel po’.
 
Insomma una squadra tonica, in salute, una squadra che, come abbiamo previsto sin da Ridanna rasentando l’impopolarità, sta regalando tante soddisfazioni. Queste, del resto, sono le partite più difficili in assoluto da vincere, quelle in cui si riescono a sfruttare alla perfezione le geometrie tattiche di Ventura mantenendo il possesso di palla, le partite dove c’è da rincorrere il risultato acquisito per tempo. Una vittoria densa di soddisfazione che, come ha detto Ventura, ha più gusto di altre.
Due sole cose, infine, che, con tutta onestà, non ci sono piaciute affatto e lo diciamo con la consapevolezza e la presunzione di aver ragione a tutti i costi: stavolta, i tifosi della curva, da noi sempre difesi e osannati in ogni dove nonostante l’irriconoscenza palpabile, hanno sbagliato. Crediamo che quelle inutili provocazioni nei confronti dei 4 tifosi giunti da Livorno potevano risparmiarsele. Infondo erano li, innocui, anche perché pochi, a tifare per la propria squadra. E’ che quando, invece di manifestare indifferenza, si vuole a tutti i costi evidenziare il proprio animo politico davanti ad una tifoseria, storicamente, opposta come ideologia, crediamo si sbagli e che, magari, indirettamente, si inciti pure alla violenza. Soprattutto nel calcio, e ieri al San Nicola, purtroppo, ha prevalso la politica da cui, paradossalmente, proprio i tifosi di curva prendono le distanze manifestandosi laici. Ma che strano. Un passo indietro nella signorilità oltre che a mostrarsi provinciali, ci spiace, ma è così.
E poi quel goffo ululato pregno di scherno verso il portiere Benussi, reo di essersi portato avanti al 90’ per tentare di pareggiare. D’accordo i fischi, d’accordo tutto quello che si vuole, ma gli ululati e lo scherno non ci sono piaciuti affatto per un semplice motivo: prima o poi potrebbe accadere a Gillet. Attenzione, dunque, per una prossima volta.
Cosmi ha fatto i complimenti al Bari che, secondo lui, si può permettere di avere in panchina e fuori causa elementi di spicco come Kutuzov, Rivas e Langella sfondando una porta, da noi, aperta sin da Ridanna. Lo abbiamo sempre scritto e lo ribadiamo anche adesso: fino a un anno fa, se, ad esempio, si faceva male un giocatore titolare come Gazzi, era “Carozza” a prendere il suo posto o, andando ancora indietro, era un tal “Sciur Brambilla”. Quest’anno ci sono De Vezze e Gazzi seduti in panchina. E abbiamo detto tutto.
Ed ora, dopo il riposo forzato, sotto con la città eterna. Ostenteremmo troppo ottimismo se, sin d’ora, credessimo in un bel “sacco” di Roma? Magari dopo aver gustato abbacchio, patate e porchetta, il tutto innaffiato dal vino rosso dei Castelli?
Massimo Longo

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