Bari Parma

Editoriale per BariLive 22/3/2010

E’ un’elegia di colori, fiori, profumi e di tepore con il retrogusto di ricci quella che pervade i tifosi baresi nel cambio d’equinozio del San Nicola. Mai, a due mesi dalla fine di un torneo di serie A, il Bari ha regalato loro tanta tranquillità con 14 punti di distacco dal pericolo: nel barometro barese, più che il mercurio, è il testosterone dei tifosi a schizzare in alto con la virtuale salvezza ormai consolidata e un settimo posto lì, dietro l’angolo.

Una salvezza che ad inizio campionato, parafrasando De Andrè, solo qualche matto che porta nel cuore un mondo di parole senza riuscire ad esprimerlo con le parole poteva pensarlo. Eppure questa squadra è riuscita a vincere il suo torneo perché se un gruppo come quello messo su dal Maestro Ventura riesce ad uscire le unghie, il carattere e la caparbietà necessarie in una partita difficile, con un primo tempo da dimenticare e con un secondo tempo giocato alla grande in cui pareggia e sfiora altri gol facendo tremare le traverse avversarie, beh allora vuol dire che siamo di fronte ad una Signora squadra, una squadra con un’anima e un’identità ben precisa. Se a questo, poi, aggiungiamo che il gol del pareggio è stato effettuato da un difensore allora vuol dire che Ventura ha messo su davvero una squadra coi fiocchi perché è da questi piccoli ma fondamentali particolari che si misura la stoffa.

Certo, il periodo-no capita a tutte (Inter docet) e così come arriva, termina e quello del Bari lo possiamo ritenere, ormai, chiuso anche se bisognerà mettere in preventivo qualche sconfitta ma non sarà coincidente con un altro momento negativo. Di questo ne siamo assolutamente certi. Infondo (ed una volta mutuiamo noi, stavolta, la celebre massima dell’allenatore) non dobbiamo mai dimenticare chi siamo e da dove veniamo anche se ci piace aggiungerne un’altra, pronunciata sempre dallo stesso Ventura in sede di ritiro: volere è potere…

Una partita da gustarsi senza l’ausilio delle radioline perché non v’era necessità, troppo tranquillo il Bari per poter pensare alle gesta della Lazio o dell’Atalanta impegnate altrove ma, nonostante ciò, abbiamo visto un Bari tutt’altro che trascendentale nel primo tempo che ha prestato il fianco agli esterni parmigiani fino a farli arrivare non solo al gol, grazie ad un tiro cross di Zenoni deviato quanto bastava dal super Belmonte, ma anche al tiro in più di una occasione al punto che - diciamocelo francamente - se gli emiliani avessero chiuso in vantaggio il primo tempo capitalizzando i tiri di Crespo, Lucarelli e Lanzafame serviti spesso da Jmenez e Valiani, con la collaborazione degli esterni Zenoni e Antonelli, nessuno avrebbe avuto nulla di dire. Anche se, con tutta onestà, il modulo di Guidolin (ieri latitante in sala stampa) non ci ha convinto affatto: sembrava attuasse uno strano 5-5-0 e, a tratti, un 7-2-1 alquanto improbabile. E a proposito di Nicola Belmonte, non sarà una semplice autorete a macchiare la sua prova ma soprattutto a il suo ottimo periodo di forma.

E’ che se qualcuno, cantando in piazze romane, si bea di avere un Silvio come santo in paradiso, i tifosi baresi, invece, da Piazza del Ferrarese cantano orgogliosamente “meno male che Francoise c’è”. E già, perché il buon Gillet sta attraversando un gran momento: contratto a vita col Bari, possibilità di superare Mazzoni nella speciale classifica delle presenze in biancorosso di sempre e parate decisive, rigori inclusi. A memoria d’uomo non ricordiamo un portiere così decisivo e bravo negli ultimi 40 anni nonostante ne siano arrivati di buoni. Meriti della squadra a parte, non sappiamo come sarebbe andata a finire in qualche occasione senza le sue gesta in porta. E ieri ne abbiamo avuto la prova.

Allegretti ha dimostrato di essere un uomo, ancor prima che valido giocatore, perché si è reso disponibile alla chiamata alle armi di Ventura che, evidentemente, credeva che questa col Parma potesse essere una “sua” partita. E il buon Riccardo, ancora una volta, non lo ha tradito: davvero un primo tempo da incorniciare per lui anche se sfortunato in talune occasioni. E l’entrata di Kamata (insieme a quella di Almiron), come nelle previsioni, ha dato linfa nuova, idee e quella spinta decisiva alla squadra perché, conoscendo la sua autonomia, il buongustaio Ventura - che di calcio se ne intende come pochi, e non solo di calcio ma anche di panzerotti - lo ha sfruttato a dovere sulla fascia, facendo ammattire Castellini ma soprattutto incidendo sul gioco senza dimenticare che il gol di Andrea Masiello è in comproprietà proprio con lui.

Una rete pesante quella del prode Andrea che meriterebbe un’occhiata di Lippi (c’era Peruzzi in tribuna a visionare il match), difensore completo, bravo sia a destra che al centro ma soprattutto diventato anche decisivo. Un Signor difensore che, se lasciato un altro anno a Bari, siamo certi che maturerà a dovere pronto a fare il titolare in squadre più titolate senza entrare da porte di servizio come temiamo sarà per Ranocchia e… per qualche altro.

Infine le solite divulgazioni: ieri è arrivata primavera, metafora e citazione preferita da cantautori e poeti maledetti, e quale migliore metafora era quella di vedere due brune puellae correr su e giù per la linea di demarcazione del terreno con due bandierine in mano? Ammettiamo che, spesso e volentieri, la nostra attenzione, più che allo stupido pallone e alle anguste dita dei piedi sacrificate nelle scarpe di Gazzi & c., è finita sulle due botticelliane signorine che, arbitraggio perfetto a parte, ha regalato una figura quasi callimachea al contesto pallonaio, immagini che fanno bene a questo calcio diventato ormai schiavo del potere.

Rimane, tuttavia, una certezza: una volta credevamo dipendesse dalle giocate di Brolin, Asprilla, Melli, Apolloni e Veron, oggi invece abbiamo la certezza che non è dipeso da loro. E’ proprio il Parma ad essere la bestia nera del Bari (e Guidolin moderatamente antipatico). Ma prima o poi il trend negativo cambierà, ne siamo certi, e finalmente riusciremo anche noi a grattugiarli a dovere, magari nei loro stessi celebri “turtlen”.

E poi un timore, quello per cui Matarrese possa non credere più di tanto alla zona Europa di nuovo lì ad uno schioppo, mai così raggiungibile come quest’anno anche se temiamo (speranzosi di essere smentiti) che nel finale di torneo qualche giocatore dal futuro assicurato comincerà ad accusare i soliti strani malanni diplomatici: e sarebbe un vero peccato. Se a questo ci aggiungiamo che Barreto gioca una partita si e tre no, se Donati continua a giocare a subbuteo con la riserva rosso fisso col solito alibi anglosassone e col solo sempiterno Gazzi a sbrogliare la matassa, se Godot Meggiorini continua nel suo “anno zero” di serie A visto che l’anno prossimo sfonderà certamente ( i numeri si vedono: questo è solo un anno di transizione per il buon Riccardo), risulta difficile vedere competere il Bari per il settimo posto ma, si sa, nel calcio nulla è scontato.

E i tifosi baresi, felici e contenti come una pasqua per questo periodo riformista che possiamo definire come una vera e propria “Primavera di Bari”, sentendoli parlare, hanno il terrore che il giocattolo messo su alla grande dall’abilità di Perinetti che ha scelto gli uomini giusti al posto giusto pescando qua e la (spesso a scatola chiusa a causa del budget basso), possa di colpo rompersi e, pertanto, potrebbero immolarsi come Jan Palach nel cielo di Praga da un momento all’altro stavolta, però, nel cielo barese: quo usque tandem abutere, Matarrese, patientia nostra?
Naturalmente è solo un timore, null’altro. E adesso sotto con Don Tonino da strada San Benedetto: da quelle parti si friggono ottimi panzerotti… sotto un cielo che diventa sempre più blu.
Massimo Longo

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