Bari Sampdoria

Editoriale per BariLive 25/3/2010

Sicuramente una tra le più convincenti partite interpretata dal Bari migliore di questi tempi, una summa di quanto profuso finora. Ieri sera si è rivista la volontà, la determinazione assoluta per arrivare al risultato, quella che – per intenderci - si era già vista col Parma e, se vogliamo, anche col Chievo. Si è ritornati a giocare un po’ a memoria, con meno entusiasmo come ad inizio torneo e più solidità e convinzione, segno di una squadra nel pieno della maturazione, come una pesca a luglio, pronta davvero a guadare il Sand Creek infestato da tante umiliazioni dalle cui correnti impetuose di mediocrità, troppo spesso, si è fatto miseramente trascinare.

Una prestazione esaltante dove le solite pause fisiologiche, tipiche delle grandi squadre che manifestano concentrazione, non sono mancate; parliamo di un Bari che ha interpretato perfettamente la partita e che ci ha creduto fino in fondo, non c’è che da essere soddisfatti e da urlare di gioia per questo Bari se si pensa a quanto i tifosi dicevano questa estate non scommettendo un centesimo bucato su Bonucci & C.

Nessuno pronuncia la parola Europa ma tutti la pensano: è inevitabile se si pensa che è lì a portata di mano e sarebbe davvero un peccato, quanto meno, non osarci. Infondo non si compete per la Champion’s. Certo, c’è da superare l’ostacolo Livorno (e non solo quello) e per fare ciò occorre cambiare la mentalità, occorre eliminare quella che riconduceva alla massima venturiana secondo cui avremmo sempre e comunque dovuto ricordare “chi siamo e da dove veniamo” per far posto ad un’altra per cui, a questo punto, dobbiamo decidere cosa vogliamo fare da grandi e fin dove vogliamo arrivare. Occorre cominciare a giocarsi tutte le partite per vincere anche a costo di essere spregiudicati in campo, magari badando più a “darle” piuttosto che a non prenderle, solo così si può realizzare un sogno.

Panzerotti o meno, crediamo che tocchi a Ventura inculcare questa nuova tendenza perché non basta, adesso, vivere alla giornata e divertirsi, occorre una versione di rotta mai, fin qui, intravista perché la squadra c’è, ha un’anima e soprattutto è matura al punto giusto. E a questo quesito solo l’ex sampdoriano - che di esperienza ne ha da vendere - potrà rispondere.
A suffragio di ciò non dimentichiamo che Ventura potrà fare affidamento anche su Rivas che sembra ormai recuperato pur non avendo profuso una grande prestazione. Dispiace solo non avere a disposizione Kutuzov e Ranocchia: con loro sarebbe stato davvero possibile crederci ad occhi chiusi non tanto per il loro presunto apporto perché chi li sta sostituendo lo sta facendo alla grande, quanto l’imbarazzo della scelta.

Una vittoria, crediamo, storica che mette i brividi, una vittoria che è la sintesi di quest’annata straordinaria per il Bari. Mai, a memoria d’uomo, avevamo assistito a tanta beltà vedendo le gesta dei biancorossi. Un secondo tempo da grande squadra che martella la Sampdoria, quei tocchi lucidamente folli di Alvarez che traccia parabole a go-go per la testolina di Barreto e che manda direttamente i tifosi in paradiso.

Livorno, a questo punto, diventa un bivio non tanto per l’Aurelia quanto per l’Europa. Livorno potrebbe aprire davvero le porte a scenari impensabili che non si limitano solo a fare il classico passo prestigioso in avanti in classifica, ma che potrebbero cambiare davvero epoca ai colori biancorossi se solo si entrerà in campo consci di avere quasi 25 punti in più dei labronici senza, tuttavia, sottovalutarli. Dopo la sconfitta di ieri con l’Inter saranno, sì, sconfortati vista la classifica che sembra voltagli le spalle ma riteniamo che domenica giocheranno la partita dell’ultima spiaggia, quanto meno incazzati come non mai. E si sa, quando si gioca in questi stadi di provincia le cui squadre sono relegate all’ultimo posto, non sempre si può pensare di far un sol boccone, e di esempi ne avremmo tanti da raccontare (Terni, Pescara, Acireale e ci fermiamo qui, meglio) anche se all’epoca non c’era quella mentalità giusta, serie di appartenenza a parte.

Molti tifosi ieri sera sono andati a letto sognando ad occhi aperti non prima, però, di aver invaso le bacheche di facebook con frasi d’amore verso la squadra e postando video. E pensare che per molti di loro si tratta della “prima volta” in quanto non hanno vissuto le tragedie greche dei campi in terra battuta di Agrigento, Alcamo, Benevento e Pagani: beati loro...
E poi, siccome noi siamo eterni ed inguaribili sognatori (guai a non esserlo), ci piace pensare che, passata Livorno e le sue famose triglie che sicuramente degusteremo insieme al celebre caciucco che per nessuna ragione al mondo snobberemo, il sabato santo di pasqua con la Roma - che, nel frattempo, se la vedrà con l’Inter sabato prossimo in uno scontro d’alta quota- potrebbe diventare davvero la partita del secolo per il Bari. Ecco, proviamo ad iniziare noi a pensarla in grande visto che ormai i giochi sono fatti e dal momento che il Mister Ventura si fida di noi… almeno gastronomicamente.

Anche il tifo - episodi ambigui politico-calcistici a parte - sembra aver fatto un passo avanti nella compattezza, una tifoseria che non fa mancare mai il proprio apporto tanto in casa quanto (e soprattutto) fuori, una tifoseria costante, paziente, che ha capito perfettamente i tempi di maturazione della squadra e non si è mai lasciata trascinare dai fisiologici momenti negativi, credendoci sempre. Un pubblico che continua a sostenere la squadra anche quando si è in difficoltà, una simbiosi perfetta tra pubblico e squadra. Insomma, qualcosa di straordinario impensabile fino a poco tempo fa.
E poi le solite immagini che hanno catturato la nostra mente notoriamente romantica: Perinetti col suo celebre borsalino che a fine gara abbraccia Ventura, un gesto sincero pregno di stima e affetto reciproco quasi a sussurrarsi frasi d’amore ma che in realtà nascondono solo scambi di considerazioni sulle soddisfazioni vissute sul momento e sulle tensioni della gara vissute con preoccupazioni alla vigilia, un abbraccio che voleva scaricare la tensione.

Poi il nostro amico Barreto, l’eroe omerico, che dopo essere stramazzato al suolo per un paio di volte dando l’impressione di non potercela fare, invece si rialza e convince il suo allenatore a lasciarlo in campo: Ventura che ha pronto Castillo per sostituirlo, tra lo stupore generale, fa uscire Meggiorini. Di questa scelta coraggiosa, solo una cosa si poteva fare, ieri, in sala stampa: stringergli la mano per il coraggio e la testardaggine mostrata in questa occasione per averlo fatto rimanere in campo anche a rischio di compromettere il prosieguo del torneo. E a proposito di mosse, anche quella di Kamata, entrato al momento opportuno, è risultata vincente perché intanto ha rivitalizzato quella fascia e poi ha dato quella spinta necessaria per proporsi con continuità in avanti al punto che si è arrivati al gol vittoria.
Poi Cassano: bel gesto quello di non esultare, segno di una profonda maturazione per il calciatore, un gesto che ha emozionato la platea ma l’impressione è quella per cui, a certe situazioni, Tonino rimane sempre freddo e timido nel rapporto sociale, un po’ distaccato dalla baresità sin dalla presentazione a Villa Romanazzi quando ha evitato di salutare sindaco e Matarrese forse bloccato dall’emozione forse freddo, non si sa, fatto sta che Cassano, ieri, ci è parso che dopo il gol abbia tirato un po’ troppo i remi in barca senza per questo sminuire la prestazione di Belmonte, Bonucci & C. che, in effetti, non gli hanno dato tregua. Ma Tonino è così, prendere o lasciare. Cassano quando è in forma non c’è Bonucci che tenga: solo Lippi… al limite.

E adesso che siamo proprio sul filo della frontiera con l’Europa cerchiamo di non farci fermare dalla polizia che peraltro non c’è più per il trattato di Schengen: nessuna paura, nulla può e deve rimandarci indietro. Un sogno messo li a stendere e ad asciugarsi in eterno con le mollette di Barivecchia, o come una regina inarrivabile, una Bona Sforza reincarnata, una donna da amare mentre i tifosi continuavano a sognarla illudendosi, sogni spezzati di tanto in tanto dai ceffoni presi qua e la per l’Italia nei posti più assurdi del mondo. Sogni e speranze che si potevano vedere solo in tv mentre la realtà li prendeva a schiaffi riportandoli al canovaccio del presente, un presente fatto di approssimazione, mediocrità e improvvisazione e… umiliazioni.

E allora, caro Mister Ventura, ci rivolgiamo stavolta a lei perché la sappiamo amante dei cantautori e alle loro prose, da sempre vicino alle locomotive guccianiane e alle Vie del Campo di De Andrè. La sua esperienza non è bastata, a quanto pare, a proiettarla nel calcio d’elite: quale occasione migliore per poterci provare col Bari? Infondo nel suo curriculum le manca solo questo passaggio, peraltro, strameritato. Faccia si che il tempo, da queste parti, si fermi per sempre e che non trascorra mai, regga l’ombrello per ripararsi dalle insidie di possibili folate che, col tempo, potrebbero pericolosamente ricondurci al passato. Bisogna riparare i nostri figli dagli sguardi ammalianti di altre sirene colorate di rossonero, neroazzurro e bianconero, sguardi perniciosi che, fortunatamente, da qualche tempo a questa parte, si rivolgono fissi al vuoto grazie, forse, anche ai loro padri che continuano ad inculcargli, oltre che l’educazione, anche l’amore per il Bari.
Dunque, caro Ventura, “pane e coraggio” ci vogliono ancora piuttosto che i panzerotti….

Crediamoci tutti: noi ci crediamo perché indietro non si torna da questa frontiera.
Bari, vai avanti.

Massimo Longo

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