Bari Roma

Editoriale Barilive 4/4/2010

A sentire i tifosi, da oggi, vigono due correnti filosofiche di pensiero: la prima - diciamo più fantasiosa che realistica visto che le prove certe non ci sono e mai ci saranno - è quella per cui Matarrese, alla sua millesima partita, non voglia andare in Europa perché “costerebbe troppo”; la seconda, diciamo più realistica che fantasiosa considerata l’evidenza, è quella per cui la Bari, squadra neo-promossa e bla bla bla, si senta appagata e pertanto, salvezza alla mano, non avrebbe interesse a continuare a stupire anche per salvaguardare possibili nazionali e tutelare i futuri partenti. Fatto sta che Sestu entrato al posto di Castillo e messo lì a giocare da attaccante è un po’ l’emblema del Bari di questo momento. E se in panchina non riesce a trovare spazio nemmeno Sforzini è facile trarre le conclusioni.

Senza Kutuzov, Ranocchia, Almiron, Donati e Meggiorini, e con Barreto e Rivas che hanno stretto i denti a causa dei loro atavici infortuni, “nulla quaestio” sulla Bari che pure ha mostrato i suoi limiti da competitrice europea tanto che perdere con un sol gol di scarto contro la Roma, proprio, non poteva. Ma a noi piace guardare il bicchiere mezzo pieno: all’interno abbiamo scrutato una squadra che, oltre alle ottime ripartenze di Alvarez e il buon filtro a centrocampo, è riuscita benissimo a contenere le conclusioni degli undici giallorossi i quali, nonostante il gioco prodotto e la superiorità corale mostrata, non sono quasi mai riusciti ad impensierire Gillet. E che nessuno spari su Rizzoli: certo, su qualche punizione avrebbe potuto pure sorvolare, fatto sta che c’erano tutte.

Se le quattro sconfitte consecutive sono dipese dal solito momento negativo che, prima o poi, capita a tutte, da Livorno ad oggi crediamo, però, che qualcosa sicuramente sia cambiato nella mente della squadra: non si può passare, damblè, dalla notte stellare con la Sampdoria al giorno incolore (per quanto fosse una splendida giornata tanto che Perinetti non indossava il celebre borsalino) con la Roma per quanto, ad onor del vero, un battito cardiaco in più ha pulsato rispetto a Livorno. Segno evidentemente che l’Europa lì a portata di mano, non interessa a nessuno. Meno che ai tifosi. Evidentemente, d’ora innanzi, il diktat sarà quello di mettersi in vetrina. Peccato, però, perché la Bari aveva da giocarsi gli scontri diretti e, considerato che era riuscita già a far fuori la Sampdoria, chissà che, se solo ci avesse creduto (o voluto), ci sarebbe potuta entrare o quanto meno ci avrebbe potuto tentare. Ma tant’è. Rimane per contro la certezza di poter giocare con tranquillità le rimanenti sei partite, senza l’assillo di guardarsi alle spalle anche se sfidiamo chiunque a cercare stimoli giocando con queste prospettive. Il malumore dei tifosi, tuttavia, è comprensibile e palpabile per un’occasione sprecata. Ne si prende atto.

Così come si deve oggettivamente prendere atto che con una Roma così, con un super Pizarro, con un Riise fortissimo e con lui Burdisso, con un Vucinic che è, forse, oggi il miglior attaccante del torneo nonostante la sua puerile provocazione antibarese mostrata davanti alla telecamera dopo il gol, provocazione conseguita presso la facoltà dell’odio insegnata all’università salentina, che non perde da 22 giornate e che vive gli stessi entusiasmi dello scudetto (maestra nell’acciuffarli strada facendo e mai da capolista ininterrotta), con l’entusiasmo a mille prodotto da 10 mila tifosi al seguito che vengono a Bari non per gettar monetine nella fontana di Piazza Umberto ma solo per seguire la loro squadra, era difficile reggere nonostante il rientrante Totti che, chissà per quale ragione, ogni qualvolta vede il biancorosso si esalta. Meno male che ha giocato solo per impegnarsi.

I maligni sembrano aver previsto tutto: biscottino con sorpresa-Cerci (per il prossimo anno) nella busta del mulinobianco, partita giocata al risparmio, spettacolo sugli spalti (incasso incluso) e ottima figura per il Bari menomato dalle suddette importanti assenze. Chi si contenta gode. Fatto sta che l’impressione lasciata da questa partita, tuttavia, è quella che la Roma, pur dimostrando di essere la prima della classe, non abbia forzato più di tanto per vincere e che la Bari, pur impegnandosi, abbia definitivamente mollato.
Considerazioni finali: noi non siamo maligni, si sa, ma quella vittoria contro Cassano & soci deve aver rotto qualche equilibrio. E’ vero che bisogna fare di necessità virtù col materiale a disposizione, ma è altrettanto vero che, ad esempio, Castillo - con tutto il bene che possiamo volergli e l’apprezzamento per quanto ha dato al calcio italiano fin qui (purtroppo non in casacca biancorossa) – insieme a quella di Livorno abbia giocato la sua peggior partita da quando è a Bari, ci spiace dirlo ma è così. Rimane avvolto in un mistero il suo acquisto. L’idolo Barreto, con tutto l’amore che proviamo per lui, eternamente claudicante e fasciato dal solito scaldamuscoli e finalmente, almeno oggi, mai stramazzato al suolo, non può sfoderare la peggiore prestazione della stagione proprio contro la Roma. Per contro una citazione di merito concedetecela per De Vezze: per noi è stato il migliore in campo in assoluto. Speriamo che Ventura, dopo l’omologo “benedetto” e l’omologa “scarcella” genovese, aprendo l’uovo di pasqua possa ritrovare una valida alternativa a Donati che, a quanto pare, ha alzato bandiera bianca dopo un anno giocato senza mai fermarsi.

E adesso, però, coraggio: occorre programmare il futuro. Qui c’è un indotto che non è secondo a nessuno. Bisogna blindare l’asse portante della squadra e puntare su arruolamenti mirati, acquisti o prestiti che siano, perché l’anno prossimo, Punta Perotti o meno, 27 milioni di euro sicuri entreranno nelle casse della Bari. Se quest’anno era transitorio e va accettato così com’è, l’anno prossimo si deve osare. Assolutamente.

Ci domandiamo, a questo punto, perché non provare Visconti visto che è stato voluto ad agosto? Tanto vale dargli una chance a Siena. Un consiglio, infine: ai poveri agnelli preferite una sperlunga di ricci: questo è il periodo giusto. Buona Pasqua a tutti.
Massimo Longo

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