Livorno Bari

Editoriale per BariLive 29/3/2010


Volavano bassi i gabbiani sulla vecchia Fortezza quasi a presagire qualcosa che di lì a poco si sarebbe avverata. E pure il libeccio livornese spirava forte ingrossando il dirimpettaio Tirreno al punto che quasi le onde, nell’infrangersi sulla costa, volessero trasportare a riva schiuma di rabbia tinta di biancorosso. La vittoria contro la Sampdoria e quella della Roma sull’Inter hanno lasciato aperte le porte alla speranza per cui, sbancando Livorno, sabato prossimo si sarebbe potuto assistere alla partita del secolo: Bari Roma. E per vincere contro questo Livorno, davvero mediocre, messo male e a tratti imbarazzante, sarebbe bastato anche un Bari privo di Almiron e Barreto le cui assenze sono sembrate uno dei misteri tipicamente baresi e, visto che siamo nella settimana santa, anche quelli pasquali e delle relative processioni che percorrono la città.
Un Bari che, dando fin qui l’illusione di poter dare seguito a quanto di buono aveva fatto, è salito fin quassù al Picchi per continuare, si, nella sua striscia positiva ma soprattutto per continuare a coltivare i sogni d’Europa sempre nascosti ufficialmente ma assolutamente trasparenti e che però ha mostrato troppa sufficienza dando quasi l’idea di voler rinunciare alla vittoria. E’ stata solo un’impressione ma tant’è. Un Bari troppo remissivo per far male al Livorno.

Tempo fa Perinetti rilasciò una dichiarazione alla radio nella quale diceva più o meno testualmente che “con l’approdo in Europa non si beneficia un gran che dal punto di vista economico, anzi, aumentano le spese per ampliare la rosa…” . A questo aggiungiamoci le suddette misteriose esclusioni di Almiron e Barreto che pure sappiamo eternamente in difficoltà fisica e i conti son presto fatti. Ci chiediamo, a questo punto, vista l’occasione persa in Toscana, a cosa serve vincere, convincere e avere i riflettori puntati di mezza Europa con la Sampdoria, con la Juve, a Roma versante Lazio, con l’Inter, col Palermo se poi si deve assistere a spettacoli disarmanti come quelli di ieri? Solo un caso? Il solito caso? Sarà stato “bravo” il Livorno a crederci più del Bari? Indubbiamente la squadra di Cosmi ci ha creduto di più, soprattutto nel finale quando Tavano se avesse messo dentro quel tiro pericolosissimo, nessuno avrebbe detto nulla sulla vittoria, però l’atteggiamento della squadra di Ventura è sembrato decisamente arrendevole. E pensare che alla fine del primo tempo si era ad un punto dall’Europa.

Atmosfera surreale quella percepita allo stadio livornese: contestazione dura nei confronti di Spinelli, nessun coro “pro” Lucarelli, Mozart e soci durante le formazioni, quell’odore di stantio pregnante nello stadio, vetusto e sporco come nessun altro, petardi esplosi fino a costringere l’arbitro a sospendere la gara per qualche minuto, mentre i soliti indomabili 1000 baresi arrivati fin qui crogiolati da un sogno, vincevano alla grande la gara tra le tifoserie, padroni assoluti dello stadio coi loro cori a cui è corrisposta l’indifferenza e la violenta contestazione amaranto.
Allegretti, che sembra avere un’apertura di credito coi livornesi, ha definito, nella mix-zone, il suo come un “gollonzo”: ed in effetti come dargli torto? Bravo, si, a farsi trovare al posto giusto al momento giusto ma a vederlo è sembrato trattarsi più di un gol casuale che uno cercato avendo avuto la complicità di un paio di gambe.

Anche Ventura, in sala stampa, nonostante il suo solito sorriso e la sua simpatia, è apparso più sarcastico e amareggiato, quasi impotente, che contrariato e deluso, come volesse prendere le distanze dalla mancata vittoria decisamente alla portata.

Bonucci che, ormai, si avvia ad un finale di stagione col freno tirato (come avevamo ampiamente previsto nei nostri editoriali dopo la sua convocazione in nazionale) e che regala metri agli avversari che, per fortuna, sbagliano (anche se… non sempre: Tavano, infatti, ha pareggiato), Castillo-distastro che sbaglia controlli di palla facili facili, a due passi dalla porta avversaria, divorandosi un paio di gol che, forse, pure noi saremmo riusciti a siglare o quanto meno avremmo tentato il tiro, Almiron e Barreto che, stranamente, non partono nemmeno (ma forse stavano messi male davvero, chissà), Andrea Masiello, nonostante la sua ottima prova, che tira vistosamente la maglia di un avversario per tutti meno che per l’arbitro e il solito Donati così così. Insomma, una squadra che ha lasciato perplessi quanti si aspettavano di santificare la superiorità barese sul Livorno.

E’ che va bene fino ad un certo punto divulgare i soliti refrain per cui quest’anno ci si deve salvare e basta “ poi l’anno prossimo si pensa”, che questo è stato un anno straordinario, che non dobbiamo dimenticarci chi siamo e da dove veniamo e che la squadra non è stata attrezzata per l’Europa. Quest’anno Ventura è riuscito a trasformare in oro colato giocatori che ad agosto sembravano le solite scommesse (che in genere vengono perse), ha divertito, è riuscito a sfoderare prestazioni esaltanti qua e la per l’Italia (ma anche a Bari) senza dimenticare il mancato apporto di taluni che, se solo fossero stati a disposizione, chissà cosa sarebbe successo anche se, chi li ha sostituiti, ha fatto benissimo.
Perché, dunque, ammainare bandiera? Infondo nulla è perduto anche se adesso risulta tutto più difficile. A cosa serve vincere con la Sampdoria e, magari, dare spettacolo e vincere con la Roma se poi a Siena si dovrà tirare il freno?

E’ inutile, allora, illudere i tifosi che stanno vivendo il miglior momento della loro vita, i tifosi che, constatata la realtà, credono nel miracolo anche perché mai come quet’anno il campionato sembra alla portata con il Milan che prende quattro sberle in Europa ridimensionandola in Italia, l’Inter che balbetta, la Juve nelle mani di Federica Sciarelli e della sua trasmissione e le altre decisamente un gradino più su dal punto di vista individuale ma sicuramente alla portata (vedi Sampdoria), perché, dunque, non osare? Ma gli fa proprio schifo entrare in Europa senza affanni con fior di giocatori tinti di azzurro? Dove sta scritto che per una squadra neopromossa è bandito arrivare in Europa?

E’ mai possibile che pure quest’anno bisognerà accontentarsi di un finale che servirà per la consueta vetrina (l’ennesima) per calciatori da vendere?
Un pareggio che sa di sconfitta quello di Livorno e che spegne, forse definitivamente, i sogni europei, un sapore decisamente diverso da quello del caciucco e delle triglie, rigorosamente alla livornese, che abbiamo gustato in una trattoria del centro, pietanze squisite e dal sapore di vittoria. Effimera, purtroppo.

Livorno è un po’ il simbolo del Bari, quello che ci si aspetta ogni qualvolta c’è la possibilità di fare il grande salto, quando ci si accorge che, una volta tanto che si produce bel calcio, nemmeno questo può spazzare via il provincialismo dalla città che diventa nel frattempo più europea.
Insomma, come dire, a pensar male si fa peccato ma si indovina sempre…
Massimo Longo

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