Bologna-Bari, ritorno amaro

 Editoriale per BariLive 25/1/2010
Davanti agli uomini di colomba si poteva certamente osare di più 
La sconfitta ha un triste sapore antico

Non è un gran bel periodo questo per il Bari. 
Molti danno la responsabilità al mese intenso, alle partite ogni quattro giorni, range a cui, in effetti, il Bari non è abituato: vero, per carità, ma noi siamo dell’avviso che ci sia dell’altro. 
La squadra, a cui l’anno scorso bastava un Ciccio Caputo e un discontinuo Martin Donda per battere, pardon, maramaldeggiare contro il Cittadella, il Sassuolo e l’Albinoleffe, e che sta comportandosi, comunque, benone quest’anno, sta facendo uscire, come nei pori nella pelle delle matricole universitarie, dei vistosi limiti e sta attraversando una pericolosa involuzione tattica, atletica e forse anche psicologica. Guardiamo le ultime tre trasferte: a Firenze, pur avendo il pallino del gioco e del risultato in mano, non ha brillato eppure la Fiorentina, nonostante i valori aggiunti Montolivo, Mutu e Giardino, non ci è parso che abbia prodotto molto di più del Bari (tutt’altro); a Genova, diciamocelo francamente, v’è stata una prestazione scadente e se avesse perso 3-0 nessuno avrebbe detto nulla, diciamo che ci è andata bene; ieri a Bologna, non ne parliamo. I felsinei, più di tutti, non hanno convinto: nelle osterie di fuori porta bolognesi, in serata, un po’ tutti erano dell’avviso che non si aspettavano di vincere contro “questo” Bari ma soprattutto al cospetto della prestazione offerta dagli uomini di Colomba: ripetiamo, sono parole di vari tifosi rossoblu captate qua e la per la città, eppure la squadra di Ventura ha perso (e male) anche stavolta: peccato, guardando la classifica promettente, si era parecchio speranzosi per radicarsi nella parte sinistra della classifica dal momento che quella destra, ormai, sembrava consolidata, e se la parte sinistra fa pendant con Europa, considerata la fattibilità del torneo (è alla portata rispetto ad anni scorsi), era necessario cominciare a vincere fuori, non dappertutto per carità, ma in trasferte come quelle di ieri, si. Ed invece no. Con una squadra che non riesce ad imporre il proprio gioco – ma soprattutto ad ottimizzarlo - che si perde spesso e volentieri in pericolose, inutili ed irritanti leziosità con dribbling e colpi di tacco improbabili nelle trasferte come quelle appena descritte (lasciando perdere per un momento Napoli e Roma dove, comunque, perdere “ci stava” anche se la dinamica delle sconfitte ha lasciato il solito retrogusto amarognolo) con tutte le attenuanti del caso (giocare a Marassi, ad esempio, è dura per tutti a prescindere dal target della squadra rossoblu), con quel pizzico di esperienza che manca (ieri avremmo visto bene Stellini al posto di Bonucci: forse non avremmo perso), crediamo sarebbe meglio concentrarsi tutti nella salvezza che, come dice Ventura, per una neopromossa è l’unico obiettivo.

Certo, perdere a Bologna, lascia un retrogusto di riflessione perché davanti a Guana e Di Vaio, si poteva osare di più, e guardare tutti dal sesto-settimo posto, probabilmente, avrebbe garantito una rendita vitalizia ma evidentemente, come andiamo dicendo da tempo anche a costo di essere impopolari, nonostante l’ottimo campionato sotto certi aspetti inusitato di cui siamo consapevoli, il Bari è una neopromossa e con questo status la storia dei campionati di A insegna che lo scotto da pagare è sempre alto, sia con le decisioni arbitrali, sia con la tenuta atletico-tattica nel gestire un vantaggio fuori casa. Dunque siamo nella norma, nessun dramma, è che noi siamo il Bari, mica il Parma o la Juve: a questo aggiungiamoci che qualche giocatore non rende come dovrebbe e il gioco è fatto (Alvarez, nonostante dia profondità e bla bla bla, e Donati su tutti). Tra l’altro non possiamo vivere in eterno grazie alle prodezze di Barreto e Gillet e di un ritrovato imperiale Andrea Masiello.
Nella doppia trasferta-derby dei cantautori, Genova e Bologna, gli zingari felici biancorossi erranti per Piazza Maggiore davanti al sagrato di San Petronio, non sono riusciti a coniugare il gioco con la metrica di De Andrè & Paoli e Guccini & Lolli, che pure abbiamo incontrato, lì, in Via Palo Fabbri 43 e via Indipendenza, quasi a voler esorcizzare il momento negativo in trasferta: macchè, nemmeno l’Incontro col buon Guccini, canuto come non mai e gli occhialini da intellettuale ma sempre disponibile ed ottimo come il vino gustato nella celebre attigua trattoria da Vito, sede storica di riunioni canore-enogastronomiche tra cantautori negli anni 70, ha potuto fare molto.
Sotto i portici di una Bologna, rossa, dotta, grassa fetale e busona, coi muri pregni di quell’humus di saggezza, quel vago odore di morte stragista e terroristico che trasudava dalle pareti colorate, in una città nella quale se la linea 13, sulle tabelle delle fermate, prevede di transitare in Via Rizzoli alle 17,11 non c’è verso che tenga: alle 17,10 la si intravede arrivare in lontananza, e mai stata fredda come ieri, sotto una luna, anzi una mezza luna, nitidissima ma assolutamente incolore, sbiadita, timida, quasi impaurita e priva di calore, il Bari ha fatto capire che la salvezza dovrà essere l’unico obiettivo da conseguire nonostante si batta il Palermo anche perché, parliamoci chiaro, non è un’equazione “partita in casa=vittroria certa”, prima o poi qualcuno ci verrà a strappare il pareggio (e speriamo solo il pareggio), è una questione fisiologica, non scaramantica, non ce ne vogliano i numerosi tifosi bizantino-borbonici che nei vari forum cittadini scambiano il realismo con la scaramanzia, credenza irrazionale sulla quale molti tifosi più o meno giovani (e questo il dato più preoccupante…) ed in eterno dissidio con la proprietà di dialogo, ahinoi, fanno ancora affidamento nonostante si sia entrati nell’Anno Domini 2010.
Insomma, un deja-vu a cui, francamente, non avremmo voluto assistere nella patria delle tagliatelle al ragù, del culatello, del lambrusco e della mortadella ma in odor di Toscana che, come il Fhon prealpino, si ferma sugli Appennini confinanti, una sconfitta dal sapore di “vecchio”, come tante ne abbiamo viste in trasferta in 40 anni, una sconfitta generata dalla mancanza di esperienza, come normale sia, dall’assoluta incapacità di gestire un vantaggio in trasferta come, invece, tante altre squadre sanno fare soprattutto al cospetto di compagini mediocri, tutti elementi che si potrebbero correggere o entro il 31 prossimo (e lo riteniamo improbabile vista la carenza di giocatori sul mercato in rapporto alla qualità-portrafoglio) o l’anno prossimo, periodo più consono, quando nelle casse di Matarrese entreranno circa 30 milioni di euretti in più oltre a qualcos’altro derivante dalla pubblicità. Insomma, come dire, proviamo a vedere il nostro mitico Re Giorgio I° con un portafoglio appena più pieno di quello col quale, in questi 3 anni, ha “fatto la spesa”. E ripetiamo, non pieno ma appena più pieno… ci accontentiamo di poco, infondo nonostante l’indotto barese da noi sempre decantato (e da tanti scopiazzato).
Certo, sicuramente non si correrà il rischio di trovare sulla bancarella del mercato di Milano prodotti alla Siligardi, Maniero, Lanzoni e Volpato in salamoia (inevitabili a portafoglio zero: ma a proposito, che fine hanno fatto?), oppure prodotti già “rotti” alla Jadid o arrugginiti alla Vignaroli, però crediamo che se si ha voglia ed intenzione di far bene, basta davvero poco soprattutto se Re Giorgio I° non decida di abdicare, e questo dipende solo da Matarrese.
E l’ingaggio di Castillo ha tutto il sapore della nostra previsione: comprendiamo la difficoltà di reperire mercanzia di prima scelta soprattutto a gennaio con “zero” centesimi di budget, così come sappiamo pure che il buon trentacinquenne Castillo ci tornerà sicuramente utile fino a giugno, ma il suo ingaggio, che pure è stato voluto dal nostro amico Giampi Ventura, non è che la metafora della volontà della dirigenza. Almeno per quest’anno. E ieri nemmeno era in panchina…
Speriamo che i 4000 di Bologna rimangano uniti ai 16.000 casalinghi e che non si facciano prendere dallo scoramento perché solo con il loro supporto si potrà rimanere in A e sperare… nella famosa madonna che, chissà perché, da qualche tempo a questa parte, dopo qualche dichiarazione volta… a scuotere gli animi della dirigenza, e da noi, si ricorderà, invocata per primi in tempi non sospetti, adesso la stanno rievocando tutti nei vari forum. Così è la vita. Meglio tardi che mai.
Con un pizzico di mestizia, nonostante un piatto di ottime tagliatelle al ragù e uno stinco di maiale buono come il cornetto alla crema calda dell’Aida di una volta, con il volto provato dal gelo, e l’animo crucciato ed infreddolito, abbiamo scrutato “le luci nel buio di case intraviste…”, non dal celebre treno di “Incontro” ma dall’oblò dell’aereo della Ryanair che si staccava dalla pista del Guglielmo Marconi di Borgo Panigale per far ritorno a Bari.

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