Finisce la sonnolenza ed il Bari torna a vincere

Editoriale per BariLive 8/3/2010

Allora, dove eravamo rimasti? E’ stato un brutto sogno lungo quattro notti o solo un fisiologico momento-no? In medio veritas. Per una neopromossa che ha stupito l’Italia grazie alle idee di Ventura perdere quattro partite di fila e tornare, poi, a far punti crediamo sia nel lucreziano de rerum natura, e nel freddo del San Nicola il Bari è tornato a mostrare carattere e, a tratti, anche il suo bel gioco, ma soprattutto è tornato a vincere. Buon segno, secondo noi, perché badando più che altro al sodo riuscirà (ne siamo certi) a tagliare il traguardo della salvezza, obiettivo quasi impensabile ad inizio stagione visto che i sudditi di sua maestà la regina Elisabetta, troppo frettolosamente, ci davano già per spacciati, salvezza che invece sembra essere ormai solo una mera questione di tempo: dodici punti dalla terz’ultima sono moderatamente rassicuranti a undici partite dalla fine. Una vittoria che con ogni probabilità risulta tanto pesante nell’economia della salvezza quanto decisiva.

Sarà stata la macumba effettuata attorno alla misteriosa panzerottata con birraperoni ghiacciata effettuata da Ventura venerdì sera e decantata davanti ai microfoni il sabato in occasione della consueta conferenza stampa? Non lo sapremo mai. Fatto sta che lo avevamo scritto e lo ribadiamo: con quella amara sconfitta in terra etnea si era toccato il fondo (un po’ come avvenne col Lecce due anni fa); impossibile sprofondare ulteriormente, dunque era più o meno fisiologico reagire per una squadra che fino a natale ci aveva regalato momenti di ottimo calcio, complice anche la caratura dell’avversario che, sebbene valido, non si chiamava Milan. Anche un punto sarebbe andato bene, l’importante era abbandonare per sempre quella maledetta quota 32.

E’ arrivata la vittoria, tanto di guadagnato. E vittoria strameritata è stata, intendiamoci; mosse azzeccate per un Bari tornato ad emozionare, con un Almiron sempre più simile a Veron non solo nella rima, tutto muscoli, testa e piedi come con la Juve e col Palermo, con quella difesa che – insistiamo - rimane secondo noi il reparto più affidabile nonostante i troppi gol subiti recentemente e un buon Bonucci ancora, però, con la testa tra il casinò di Montecarlo e i metalli preziosi di Johannesburg, ma con un super Belmonte che sulla spiaggia dove approdò Ulisse, a Catania, (nella quale - si ricorderà - abbiamo abbozzato una partitella quattro e quattro in stile Marrakech Express con Barreto, al posto di Abatantuono, e i nostri pensieri), ha abbandonato quella maschera di malinconia e tenerezza per apporvi una da veterano, con un Andrea Masiello che a tratti è sembrato un vecchio libero anni 60-70 col tanto di numero 6 dietro le spalle, come Cera, Baresi o Beckembauer a spazzare palloni lontano, insomma una difesa super che, di fatto, ha regalato solo un tiro in porta agli avversari, tiro in porta, peraltro, contenuto alla grande dall’ultimo baluardo Gillet.

Un centrocampo che ha funzionato a meraviglia, palloni recuperati come ciliegie di Turi a giugno che non chiedono altro di essere raccolte, tra l’oplita spartano Gazzi, il suddetto Almiron, e le accelerazioni di Alvarez che, nonostante la solita relazione complicata con le conclusioni, ha fornito una delle prestazioni migliori della stagione.

E poi Castillo: ha dedicato il gol a suo figlio Tomas, 4 anni, presente in sala stampa e che, a quanto pare, era presente anche a Firenze in occasione del gol al Bari. Inevitabile chiedergli di fargli assistere, d’ora innanzi, a tutte le partite… Crediamo che la prestazione dell’argentino, gol bellissimo incluso, abbia finalmente convinto tutti ma soprattutto abbia fatto capire che per il finale di campionato si potrà contare sul suo prezioso apporto e la qual cosa non può che far piacere visto che per Kutuzov sarà arduo rientrare per quest’anno.

Una menzione a parte merita Allegretti: ci chiediamo quanto abbia contato la necessità e quanto la casualità nella scelta azzecatissima di Ventura dal momento che l’ex triestino, sempre pronto, ha sfoderato, crediamo, la migliore prestazione da quando è a Bari risultando tanto determinante e decisivo - oltre che concreto - nel primo tempo sia sulla fascia che soprattutto al centro (chissà, può essere un’alternativa valida messo li qualche volta?) da dove è nato l’assist vincente per Castillo, quanto duttile e concreto nel secondo tempo. Probabilmente il segreto è rinchiuso nei panzerotti con l’askuanta di venerdì.

Ma la sua prestazione, forse, deve aver nuociuto involontariamente a Barreto che l’ha sofferta parecchio il quale, pur non giocando male, è risultato un po’ fuori dal contesto. Nessun alibi per il rigore: a quanto pare nello status di facebook del Bari sussiste una relazione complicata anche coi rigori quest’anno, un po’ come negli anni di Catuzzi quando Bagnato li sbagliava tutti. Altro che Barreto e la maledizione dei rigori: e pensare che nella partitella sulla spiaggia di Ulisse gli avevamo fatto battere qualche rigore. Tutto inutile, ci ha pensato Donati, stavolta, a sbagliare.

Un Chievo privo di tre titolari pesanti la cui assenza, probabilmente, si è fatta sentire anche perchè pensiamo che giocare con elementi che garantiscono continuità riesca a dare più equilibrio a differenza di quando, in qualche modo, si è costretti a far giocare le cosiddette seconde linee che, si, non fanno rimpiangere proverbialmente gli assenti ma che, almeno in questa partita, probabilmente ha smontato la tesi. E noi - ci scusino gli amici del ridente sobborgo veronese - ne sappiamo qualcosa…
Di Carlo, in punizione dietro di noi per aver bestemmiato, non deve aver gioito molto per questa prestazione anche perché, primi sette minuti del secondo tempo a parte dove il Chievo ha sterilmente tambureggiato la difesa biancorossa, non è che abbia fatto un gran che nonostante le audaci tre punte.

Infine qualche considerazione: scrutare nella massa seduto su un’anonima sediolina gialla in tribuna Michele Salomone, scevro da cronometri, biro, appunti vari e telefonino come uno spettatore qualsiasi, ci ha fatto una tenerezza difficile da descrivere. A tratti sembrava il personaggio di Baudelaire in contemplazione verso l’infinito con la sola differenza che, di fronte, non aveva il mare ma il tappeto del San Nicola. Si vedeva lontano un miglio la sua sofferenza trasudante dal volto, un volto, per una volta, libero da parole e da emozioni radiofoniche. Ci auguriamo che per il caro collega, finalmente, sia stata l’occasione per gioire stavolta come tutti i tifosi dopo trent’anni passati al loro servizio.

Poi i paganti: pare siano state più le figurine del Bari distribuite gratis allo stadio che loro. Circa tredicimila figurine andate letteralmente a ruba in 15 minuti, stessi numeri, più o meno, degli spettatori che, a questo punto, ci aspettiamo di vedere, anzi di rivedere, sul lungotevere domenica prossima quando ci sarà da calpestare per la seconda volta il prato dell’Olimpico. E di questo ne siamo certi visto che Roma è da sempre considerata gita piuttosto che trasferta.
L’abbacchio e il vino dei castelli, in Via della Scala a Trastevere, ci aspettano.
Massimo Longo

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