A luna nun é Biancorossa


Editoriale per BariLive 7/12/2009 
Beffa e arcibeffa al san Paolo per il Bari comunque dal grande cuore
A luna nun é Biancorossa
Brutto il san Paolo senza i baresi


Un Bari capace di giocarsela contro chiunque, ma assolutamente vittima della sua ingenuità. E si perché ieri, mentre dalle nostre parti molti tifosi festeggiavano San Nicola tra sgagliozze e cappuccini notturni illusi, forse, di vincere il derby del meridione, dall’altra parte dell’Italia, sulle rive di un Tirreno dove il Vesuvio duemila anni fa lasciò una traccia indelebile incenerendo persone e case senza preavviso, dove gli etruschi, sbarcando, misero radici in Italia e, soprattutto, nella culla della filosofia epicurea, la squadra di Ventura ha peccato parecchio di ingenuità mostrando il suo vero profilo di neopromossa, ovvero di quella squadra che deve pensare solo a salvarsi lasciando ad altri i record perché, fidatevi, la posizione a sinistra della classifica, non è roba nostra: lì se la contenderanno le solite e non ci sarà spazio per noi, un po’ come accaduto per la non rilevanza mediatica data in occasione della “prima” del Petruzzelli. 

Tutti i media puntati verso la “prima” della Scala in occasione di Sant’Amborgio e nessuna rete italiana - e ribadiamo nessuna – compresa qualcuna, come dire, “nostra”… verso la prima del Petruzzelli risorto e San Nicola. Normale. Se qualcuno riesce a smentirci ne saremo felici. Così è, e sarà, per il calcio Bari, sia chiaro. 

Il Bari non vinceva da 50 anni a Napoli, e non ne vincerà… per altrettanti. Qualcuno ne dubita? E per favore, basta col vittimismo e alzare la voce: tanto non paga. Bisogna solo convincersi che il Bari dovrà solo salvarsi col coltello tra i denti, come sempre, senza pensare ai record e agli errori degli arbitri.

In una città particolarmente caotica a causa del giorno festivo e di Spaccanapoli e, ci spiace dirlo, sporca come non mai (meno male che qualcuno, tempo fa, si assurse a paladino della pulizia…), in uno stadio al suo cinquantesimo genetliaco - portati malissimo sotto tutti i punti di vista - mentre i tifosi, a caldo, inveivano (e in parte inveiscono ancora) contro Romeo, noi, invece, abbiamo pensato sin da subito che Parisi, dall’alto, quanto meno, della sua esperienza, avrebbe potuto gestire meglio quel pallone in occasione della espulsione. Purtroppo non è andata così: si è fatto espellere come un pivello nonostante siamo stati i primi ad ammettere che, in effetti, il fallo non fosse, poi, così evidente. Capita, per carità, un’espulsione, ma fa rabbia vedere che il protagonista della leggerezza sia un giocatore esperto come il siciliano con la squadra, per giunta, in vantaggio atteso che quella di Ranocchia, nel finale, non abbia fatto molto testo.
E’ facile prendersela con De Laurentis (che, qui lo diciamo e qui lo neghiamo, pure a noi sta un pochino antipatico) e con Romeo: ma perché nessuno, più obiettivamente, se la prende con Ranocchia che si dimentica di Quagliarella? Con Bonucci che, per la terza volta, commette errori gravissimi? Con Parisi per l’ingenuità commessa pur non essendo macroscopico il fallo? E con Meggiorni che dopo sei mesi non convince? A costo di essere impopolari, non abbiamo visto, poi, un arbitraggio platealmente contrario: se poi si vuol continuare nel vittimismo provinciale, che lo si faccia pure. Noi ne prendiamo le distanze pur ribadendo che, in effetti, si sia esagerato un po’ con qualche fischio di troppo.
Una prestazione così così, dunque, per gli undici biancorossi, che ormai prendono gol a grappoli, mai pericolosi nel primo tempo ma che pure hanno tenuto bene il campo tatticamente non risultando, però, quasi mai pungenti in attacco pur riuscendo ad andare in vantaggio per ben due volte con caparbietà. E se si riesce ad andare in vantaggio a Napoli per due volte dopo che si subisce la pressione casalinga di una squadra comunque più titolata, vorrà dire pure qualcosa ma soprattutto si deve tentare di gestire meglio il capitale. Tuttavia non si può fare a meno di affermare che quel bel gioco profuso fino a un mese fa invidiato da tutta Italia ci dava atto correlato dalle solite “8” occasioni gol a partita, sembrano, ormai, un ricordo.
Crediamo che il Bari costruisca meno occasioni (Kutuzov, dove sei…), ne sbagli, però, in proporzione ancor di più e, quel che è preoccupante, è in crescita con le amnesie difensive peraltro comprensibili dal momento che Ranocchia e Bonucci sono giovani e, ultimamente, sotto i soliti riflettori del miglior offerente oltre al fatto che, quando saltano gli schemi, è per tutti più facile sbagliare. Ma quando capitano due occasioni nitide per dare il colpo del ko al Napoli da parte di Alvarez e non si realizzano, vorrà pure dire anche in questo caso, qualcosa.
Un centrocampo in cui solo Almiron sembra reggere il ritmo di una serie A, un Koman inadeguato sulla fascia (meglio come interno), con un Donati evidentemente stanco e avulso dal contesto (forse sarebbe il caso di rispolverare Gazzi e/o De Vezze che pure non sono rincalzi) con Ranocchia, gol a parte, che è apparso spesso e volentieri fuori tempo soprattutto sul pareggio di Quagliarella e con Bonucci alla terza amnesia, crediamo che qualcosa vada aggiustato, non tanto in difesa quanto in attacco - naturalmente in sede di mercato - per salvare il giocattolo in attesa di tempi migliori.
“Herrare humanun est, perseverare autem diabolucum” che tradotto per i soliti criticoni da tastiera che negano l’evidenza, vuol dire che sbagliare da parte di un giovane ci sta pure, ma quello che non ci sta è perseverare negli errori sia difensivi che sotto porta. L’attaccante deve segnare e basta. Poco o tanto non ha importanza, ma oltre all’impegno (che pure ci deve essere), deve vedere pure la porta. E Meggiorni, Barreto, nonostante il bel gol, e Alvarez ci pare che perseverino nello sbagliare. E se non si segna, non si va da nessuna parte, difficile raggiungere un obiettivo. Meggiorini, che pure ha i numeri, in sei mesi, ha segnato un gol solo oltre a non convincere. E questi sono dati di fatto, mica ce li inventiamo.
Il Vesuvio era lì quasi a sfiorare il cielo e sicuramente a solleticare le nubi a tratti minacciose che ci hanno tenuto compagnia per tutta la giornata. Dopo il 2-1 di Ranocchia, però, quasi a presagire una svolta positiva, hanno mostrato un colore rosa che hanno dato un tocco crepuscolare alla partita ma, ahinoi, scevro da punti.
Bisogna che ci si concentri sul torneo senza troppe pressioni ed arrivare a tagliare il traguardo della salvezza senza troppi patemi d’animo perché ormai, come sostenevamo sin dalla prima giornata, dobbiamo imparare a convivere con il potere, anzi, con lo strapotere delle cosiddette grandi alle quali basta alzare la voce per ottimizzare le partite a patto, però, che si faccia pure mea culpa ma che soprattutto si pensi seriamente ad arruolare un attaccante vero che non “spacchinapoli” e nemmeno Roma e Milano, ma che almeno pensi a “spaccare” Livorno, Catania e Siena, senza far loro solletico.
Una considerazione finale: vedere uno stadio senza tifosi ospiti fa sempre male ed è segno di una sconfitta dello sport, ma state pur certi che vedere uno spicchio di San Paolo senza biancorosso è proprio un cazzotto nello stomaco. Vedere esultare Barreto e Ranocchia, che hanno segnato dalla parte dove dovevano esserci i tifosi baresi, senza avere riscontro e calore, è stata una vera e propria cattiveria. Totò ed Eduardo, siamo certi, non lo avrebbero permesso.
Ed è un vero peccato perché Napoli, come Bari, è sempre stata foriera di creatività e di grande senso umoristico: crediamo che San Gennaro e San Nicola, ieri, sicuramente si sarebbero divertiti guardando la partita dalla curva. In barba a quell’antipatico di Sant’Ambrogio.
Infine il nostro solito tocco poetico: una luna serale spuntata all’improvviso dal buio mentre ci accingevamo a superare il casello di Benevento, inizialmente rossa, ci indicava che era andata male. Non poteva essere diversamente. Normalmente eravamo abituati a vederla sopra le nostre teste, bianca e splendente. Una “luna rossa” maledettamente napoletana. Troppo tardiva per le nostre abitudini.

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