Post Cagliari, meglio pensare alla salvezza

Editoriale per BariLive 15/2/2010
Troppi infortunati e pochi rincalzi: il giocattolo di Ventura sembra logoro
Tanti assenti: difficile rendere al meglio senza giocatori fondamentali come Kutuzov e Ranocchia. 


Non è stato un gran bel Bari quello visto ieri, diciamolo subito, al di la di tutto. Perdere da queste parti ci sta pure, per carità, tanto che ormai il Bari è in caduta libera da qualche tempo e, onestamente, non sappiamo, a questo punto, quale tra Bergamo, Bologna e Cagliari sia stata la peggiore partita. Dal punto di vista del risultato non cambia un gran che ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno o, se preferite, se vogliamo sbirciare nell’introspezione che, come si sa, alla fine non fa muovere la classifica, questo inedito modulo proposto da Ventura un po’ per necessità (gli mancavano 6 titolari, mica due), un po’ perché qualcosa di nuovo doveva pure tirare fuori dal cilindro per raddrizzare la china, ha quanto meno tamponato le sortite di Cagliari, nettamente più forte del Bari, che limitandosi a pressare il Bari, ha portato via i tre punti, naturalmente con pieno merito.

Il Cagliari, fino ad ora, produceva dalle 6 alle 7 occasioni gol a partita tramite quell’asse Cossu Biondini Conti Matri, invidiati da mezzo mondo, e ieri non ci è sembrato che Gillet si sia proposto coi suoi proverbiali miracoli, segno che quel modulo tanto contestato, quanto meno, ha sortito qualche effetto sia pur effimero. Anche Ventura, ieri in sala stampa, ne era dello stesso avviso ma con tutto il rispetto per il nostro amico mister genovese, la decisione di non sviluppare gioco sulle due fasce, unica fonte di gioco per il Bari, proprio non l’abbiamo capita. Cambiare qualcosa si, ma snaturare tutto, no. E pure l’idea di mettere la museruola a Conti attraverso Allegretti, alla fine, non ha convinto del tutto atteso che il figlio dell’ex campione del mondo, ha fatto un po’ il buono e cattivo tempo, gol incluso. Quell’Alvarez messo lì quasi per inerzia, quasi per “forza”, a far tandem con Meggiorini che è tornato ad essere Godot, non riteniamo sia stata azzeccata come mossa, tutt’altro. Ma si sa, ieri il Bari era in emergenza, così come il Cagliari… con la piccola differenza che, il peso specifico delle assenze baresi non aveva lo stesso valore di quelle cagliaritane. Regalare un Barreto, un Almiron, un Parisi e un Ranocchia agli avversari, non è esattamente la stessa cosa che regalare Jeda, Dessena, Lopez e Marchetti. Ecco, come spesso accade in questo tipo di sconfitte, il motivo riteniamo sia da ricercare proprio in panchina.

E a proposito di Nenè e dei corsi e ricorsi storici (a proposito: benvenuto tra le bestie nere del Bari, ci mancava), in un Sant’Elia teatro di mille gesta targate Brugnera e Gigi Riva “Rombo di Tuono” le cui caviglie, spesso, furono “morse” dal nostro Ualino Loseto in memorabili partite color seppia che, si sa, a noi inguaribili romantici piacciono molto, guardando quegli spalti desolatamente vuoti alle spalle di quelli orribili (ma pur sempre funzionali per far sentire il fiato sul terreno) costruiti con tubi innocenti versione duemila, ci son passate nella nostra mente, ormai zeppa di ricordi, le immagini di Paolo Valenti e del suo mitico novantesimo minuto coi fantasmi di una platea ululante grida di un passato quasi rievocassero il nome del mitico Communardo Niccolai, campione assoluto di autoreti (i vecchi come noi che ne hanno viste tante se lo ricorderanno) associando la doppia autorete di Gazzi, perché nonostante le noiose, globalizzate e moderne cronache dei media nazionali assegnino forzatamente i gol a Conti e Nenè, in realtà le deviazioni dell’oplita spartano, che pure si è salvato dal naufragio barese, ci sono state e pure determinanti. Ecco, noi preferiamo assegnare, per una questione di rispetto verso Gazzi, a lui la paternità dei gol: troppo comodo assegnarle a Nenè e Conti.

Ha latitato anche il gioco, ieri, nonostante qualche timida occasione gol, e quei gabbiani svolazzanti sullo stadio a due passi dai celebri stagni dove, fino a qualche tempo fa, ci sguazzavano sereni e felici i fenicotteri rosa, ormai scomparsi d’incanto, sono stati quasi profetici: si sa che i gabbiani volano in alto in cerca di cibo nelle discariche o di pesciolini guizzanti nel mare ma l’impressione è stata quella che volessero segnalarci la fine della favola targata Ventura che tante belle soddisfazioni ci ha regalato. Quel battito d’ali così forte e quel verso tipico dei volatili bianchi ci ha fatto capire che qualcosa stava cambiando e che, interpretata in chiave calcistica, voleva semplicemente significare che d’ora innanzi si baderà solo ed esclusivamente alla salvezza che riteniamo sia decisamente alla portata, quantunque dovesse vincere col Milan, perché con quegli infortunati che si ritrova, con Kutuzov, su tutti, di cui si sente la mancanza, non si può andare lontano. E Cagliari lo ha dimostrato. Barreto a parte.

A questo aggiungiamoci le perpetue prestazioni incolori e a tratti fatali di giocatori da cui ci si dovrebbe aspettare quel peso specifico in più in termini di esperienza (pensiamo a Donati su tutti), l’involuzione di altri, e il gioco è fatto. Ma si sa, con gli uomini contati non si può fare diversamente. E’ che diventa davvero imbarazzante giudicare Castillo, De Vezze e Alvarez dopo le prestazioni di ieri, attenuanti a parte: ma questo argentino, ci domandiamo, era davvero necessario alla causa biancorossa? O, come dicono i soliti 4 arroganti e presuntuosi che di calcio capiscono tutto, è solo e sempre maledettamente questione di tempo (aggiungiamo, a 36 anni)?

Cagliari è una bella città, vivace e la tramontana che spazzava ieri sul capoluogo sardo non ha distolto le nostre attenzioni sul contorno. Un po’ Napoli, un po’ Parigi in minore con quelle strade a saliscendi alla Los Angeles sormontate da edifici colorati e che ieri sera pullulavano di tifosi baresi alla ricerca di un Cannonau e di astici da divorare prima di ritirarsi nei relativi alberghi debitamente prenotati. Tifosi che ieri mattina hanno invaso il volo Ryanair e che, mestamente, ma sempre col sorriso sulle labbra e dignitosamente, si accingono a riprendere in mattinata per far ritorno a Bari. Odori di luppolo alle 7 di mattina facevano già capolino in aeroporto e i cori inneggianti il Bari si sono sentiti, eccome. Le Hostess e gli stewart non sono stati risparmiati dal turbinio delle fasi dell’attesa, dell’eccitamento sprigionato dalle ugole già pregne di luppolo e marlboro dei tifosi, personale aereo che, si sa, in questi casi, per tenersi buoni seduti con le cinture allacciate i tifosi impazienti, dai microfoni, gridano opportunamente “forza bari”.

Ieri era San Valentino e i tifosi, innamorati della propria squadra, non sono stati ripagati del sacrificio che hanno fatto per venire fin qui. Ma si sa, in amore prendere o lasciare, si ama a 360 gradi, nel bene o nel male, tanto che Andrea Masiello & C. a fine gara, hanno voluto comunque disobbligarsi lanciando loro magliette e calzoncini quasi fossero baci perugina con pupazzetto incluso anche perché, francamente, a vedere i tifosi baresi letteralmente ingabbiati e ghettizzati in un settore assolutamente inadeguato per la visuale, non ci è piaciuto affatto.

Un San Valentino che, sicuramente, avrà festeggiato pure la luna, nostra ex compagna di viaggio, che dopo averci voltato le spalle con cattiveria, probabilmente ieri sera, parafrasando una celebre canzone di De Gregori, avrà preferito più far l’amore con il sole che pensare ad illuminare la nostra fantasia creativa, magari passando la serata preventivamente davanti ad un concerto jazz o chissà dove. Giusto così del resto. Noi, invece abbiamo preferito consolarci da Alice, ottima trattoria nei vicoli bohemien cagliaritani, che, guardando un gatto e poi un altro, ci ha preparato dei fantastici spaghetti alla bottarga debitamente innaffiati da un eccellente bianco, spaghetti che mai avevamo assaggiato prima d’ora.

Infine questo giornale propone una petizione: dal momento che in occasione dei voli fin qui fatti, abbiamo sempre incontrato l’On. Ginefra e l’Assessore Fanelli, tifosi del Bari (nonché cari amici), cominciamo a sospettare che la loro presenza, in qualche modo, incida non poco nel momento negativo biancorosso. Ecco, gli si propone d’ora innanzi, di rimanersene tranquillamente a Bari. Della serie anche la sfiga è bipartisan. Naturalmente si scherza. Arrivederci Cagliari.
Massimo Longo

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