Si sblocca Meggiorini, finalmente non aspettiamo più Godot

Articolo per BariLive 25/10/2009

Il Bari in zona Europa..... 
Si sblocca Meggiorini, finalmente non aspettiamo più Godot 
Tifosi scatenati dalle imprese di Barreto e co, bella visuale al San Nicola

Niente vittimismi: lasciate pure che i media nazionali blaterino che, infondo, la Lazio era “stanca”. Nulla di più falso. Il Bari è stato imbattibile, questa è la verità. Nessuna stanchezza potrà mai giustificare il fatto che una squadra, peraltro bene o male titolata e non un “Catania” qualsiasi, non sia riuscita a fare nemmeno un tiro in porta (uno, in effetti, lo ha fatto con la solita parata di Gillet che ha festeggiato la trecentesima partita nel Bari: complimenti capitano e complimenti anche per il dribbling triller!), anche perché, tanto, il refrain sarà sempre quello per cui la sarà stata la Lazio ad aver perso a Bari e non il Bari ad aver rasentato la perfezione contro la Lazio, quindi è inutile avvelenarsi l’esistenza.

Oltre a quell’orribile buco causato dalla rottura della copertura dello stadio, in testa ai tifosi della Lazio tutt’altro che onirico da vedersi, che qualcosa non abbia funzionato tra i biancazzurri lo ha ammesso pure Ballardini in sala stampa, ma non abbiamo mai sentito dalla sua voce e da quelle dei colleghi giornalisti romani al seguito che, infondo, se la Lazio ha mostrato il peggio di se, è stato per merito del Bari. E allora no, non ci siamo; e che nessuno cada nella provocazioni delle solite emittenti padane. Dimostriamoci superiori e andiamo avanti per la nostra strada. Infondo, chi capisce di calcio e chi mastica di pallone (e per fortuna, anche oltre il Po’ ce n’è qualcuno) sa che, al momento, la squadra di Ventura è l’unica ad esprimere il miglior gioco oltre ad essere la meno perforata. E, se permettete, non sarà casuale: qualche merito ci sarà pure.

Lo confessiamo: l’ultima partita bellissima del Bari che ci ricordiamo e che è rimasta negli annali della storia – almeno secondo chi vi scrive – è stata un Bari Catanzaro di, esattamente, 37 anni fa, in serie B, allorquando dopo un gol di Petrini, accadde qualcosa di straordinario. Un Bari spettacolare come mai - raccontano i nostri avi - si era visto fino a quel momento e che con un gol di Florio e due di Ardemagni, non solo riuscì a ribaltare il risultato vincendo per 3 ad 1, ma ci fu da spellarsi le mani per gli applausi scroscianti. Solo chi c’era può capire.

Ieri abbiamo assistito sicuramente alla migliore partita del Bari in serie A, almeno a memoria d’uomo. Mai una squadra come quella biancorossa era riuscita ad arrivare a tanto in rapporto ad equilibri, gioco, tenuta, dinamica, tattica e tecnica riuscendo finanche a non far giocare la squadra avversaria risultando efficace e nettamente superiore.

Finalmente si è sbloccato Meggiorini, del resto lo avevamo detto, sapevamo delle sue qualità – lo abbiamo sempre scritto nonostante i soliti prevenuti che, volutamente, distorcono il pensiero di certi articoli - l’unico timore era che l’attaccante veneto arrivasse troppo tardi in rapporto alle attese dei tifosi, ed invece, puntuale, contravvenendo al celebre dramma teatrale, Meggiorini-Godot è arrivato a calpestare i prati verdi della sua carriera e a quelli della fantasia dei tifosi, davanti a quel cielo tinto d’azzurro ma appena imbiancato dalle nuvole mosse dal maestrale, senza luna, siglando un gran gol ed esultando verso tutti i 20 mila Estragoni e Vladimiri che, in questi giorni entusiasmanti, ma pieni di ansimo per l’attesa, aspettavano Godot. Adesso ci tocca andarglielo a dire a quell’estroverso di Beckett. Magari in un’altra vita.

Un Bari pressoché perfetto messo in campo da Giampiero Ventura, doppia museruola a Matuzalem da parte di Almiron e Donati, solita intuizione felice ed efficace “Allegretti”, lì, a far da iato tra il lato destro e il centrocampo, difesa come al solito impenetrabile e un super-Kutuzov che si è dannato l’anima dando dimostrazione che è lui l’uomo indispensabile nella squadra, un giocatore che si permette il lusso di entrare in scivolata, in maniera pulita, in difesa per recuperare un pallone e dar vita ad un’azione, un giocatore “bussola” della squadra che merita davvero un posto fisso: sono gli altri che devono far gol e non sacrificarsi.

Ventura ha capito subito che creare gioco dalle fasce sarebbe stato complicato a causa delle precauzioni prese da Ballardini e allora ecco, dal cilindro, uscire il tanto atteso gioco dal centro, quello alternativo che si chiedeva di provare tanto a Conte quanto a Ventura, con Donati e Kutuzov a dispensare palloni giocabili per Barreto ed Alvarez, non sempre a far sfracelli come in altre occasioni, ma sicuramente più dinamici e concreti nelle conclusioni. Come dire: poche occasioni ma buone, e poi solo normale amministrazione con pochissimi affanni tanto che nemmeno i quattro attaccanti messi dall’allenatore laziale nel secondo tempo hanno sortito effetto, anzi forse uno si: quello di fare pura accademia da parte del Bari.

Esiste un’anima in questa squadra, esiste una panchina che tutto sembra fuorché panchina, esiste un direttore d’orchestra che, come il vino, più invecchia e più è buono, dunque crediamo che le premesse per poter fare bene ci siano davvero e basta con la solita bolsa e tranquilla storiella della salvezza: se si può ottenere di più perché non dirlo apertamente e sperarlo ad occhi aperti senza nascondersi dietro i soliti scongiuri bizantini? Non sempre la ruota rimane ferma, a volte gira pure.

Barreto ha bisogno di tempo? Macchè, eccolo subito in campo perché in mattinata, una volta resisi conto che il terreno non era più piscina, lo stesso brasiliano si è reso disponibile e Ventura certi outing li coglie al volo, soprattutto in casa. Detto, fatto. Barreto sin dal primo minuto con relativo disobbligo della fiducia concordata.

E a proposito di Godot, un’ultima considerazione: parafrasando una celebre canzone di quasi 40 anni fa, una canzone di uomini in crisi, di generazioni introverse, gridiamo con tutta la forza che siamo invecchiati ad aspettare Godot, abbiamo sepolto i nostri padri aspettando Godot, abbiamo cresciuto i nostri figli aspettando Godot, siamo andati in pensione aspettando Godot, c’è chi ha perso la moglie ad aspettare Godot, c’è chi ha seguito la squadra su campi polverosi, dove il tempo e il mondo sembrava finire, aspettando Godot, c’è chi ha perso la fiducia ad aspettare Godot, c’è chi si è ammalato attendendo Godot.

Insomma, anche per una questione di principio, crediamo e speriamo che attendere Godot, forse, questa volta non sarà più un’utopia. Stiamo diventando vecchi, altre generazioni, forse, un po’ troppo arriviste, si fanno avanti con troppa irruenza, però abbiamo capito che non ci si può coprirsi le spalle aspettando l’Europa-Godot. Bisogna pure crederci, l’Europa è lì, ma per fortuna c’è Plinio il Vecchio-Ventura a far capire ai ragazzi che, prima le spalle e poi il resto. La qualità c’è, qualche punto per strada è stato lasciato, voglia di mettersi in discussione, di crescere ci sono, insomma, c’è voglia di stupire e forse quest’anno si può.

E adesso niente paura. Nulla ormai può impensierire i ragazzi di Ventura anche se non c’è nemmeno il tempo di gioire e di godere di cotanta prestazione, che mercoledì sera al “Regio” Tardini di Parma andrà in scena la miglior squadra d’orchestra della A, almeno nel gioco. E mi raccomando: obbligo il frac per i tifosi anche per simpatizzare verso gli operai parmigiani innamorati di Cassano maltrattati da un Lippi arrogante.
Resistenza, resistenza resistenza…

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